di Filippo Salone
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Un po’ Don Chisciotte un po’ Godzilla ecco come appare in questi giorni di mare la ciurma dipietrista impegnata in una sempre più grottesca opposizione al governo Berlusconi. La formazione del picaro molisano di recente si è infatti arricchita di nuovi e accigliati pirati sempre pronti all’arrembaggio mediatico nei confronti dell’inquilino di Palazzo Chigi.
Per adesso in verità solamente un gran fracasso. I nuovi pirati, per l’appunto “pirata girotondo” Flores d’Arcais e “pirata Professore Pancho”, con la benedizione del pirata “giornalista erudito” Marco Travaglio si sono convocati stretti intorno al capitano, Jack Sparrow Antonio di Pietro, e ce ne scusi il buon Johnny Depp, per promuovere il referendum popolare contro il lodo Alfano. Eccoli pertanto posare per i fotografi con sguardo battagliero ed eroico consci di essersi ormai autoinvestiti come unica e legittima opposizione di resistenza al “tiranno”.
Non c’ è che dire, uno di qui casi in cui la resistenza fa indubbiamente più paura del tiranno. Si perché se, fuori da metafora, si va ad analizzare la massa critica dell’opposizione di pietrista non c’è molto da stare allegri, sempre se si scarti la primissima opzione, ovvero quella di non prenderla troppo sul serio. Un ammasso che va dai girotondini frustrati, ormai pronti ad uccidere il padre putativo Nanni Moretti che ha boicottato il rendez - vous degli scorsi giorni, al giustizialismo giacobino e saccente di timbro santoriano ed ancora all’elitarismo supponente e velleitarista del circolo di Micromega. Tutti ormai insieme ad ingrossare le fila, organicamente o come simpatizzanti, dell’Idv del ras Di Pietro. Da ultimo non poteva mancare in quanto antiberlusconista d’antan lo stralunato Furio Colombo ormai da tempo fuori dal raggio d’azione della linea veltroniana dettata al Pd e sin’anche dalla linea editoriale, malgrado non se ne riesca ancora a fare una ragione, dell’ Unità post Padellaro.
Dunque una vera e propria masnada dominata dall’odio atavico contro la figura e la storia di Silvio Berlusconi e di immediato riflesso verso l’operato del governo in carica. Berlusconi viene biasimato ad ogni pie' sospinto in quanto vertice di un regime tirannico e liberticida spoglio di ogni legittimità di governo. Una veemente politica della delegittimazione preventiva portata avanti mediante ripetuti attacchi frontali, al limite dell’insulto, contro il Berlusconi “tiranno” e senza mai addurre un argomento ragionato su cui innestare una qualche riflessione propositiva. Ma, tenuta chiaramente insieme dal collante dell’antiberlusconismo viscerale, l’opposizione dipietrista è pertanto caricatura di se stessa, ed è quindi destinata, al venir meno del propellente ideologico, a restare a secco in quanto totalmente priva di ogni alimentazione “politica”.
Del resto Di Pietro e i suoi accoliti si ostinano a guardare al passato riproponendo modelli di “crash politics” superati, dopo tanti anni di crisi sistemica, nell’ultima campagna elettorale con il plauso unanime di osservatori e attori politici. D’altra parte che si tratti di pessimo funambolismo tattico senza un briciolo di visione strategica è presto dimostrato dalla cronologia dei mesi passati. L’ex magistrato di Mani Pulite proprio nella recente campagna elettorale indossando una maschera edulcorata e buonista è riuscito a stringere un patto con il Pd contro la sinistra radicale, salvo poi, registrato il suo annientamento, occuparne lo spazio come formazione di opposizione radicale e “di lotta dura e pura”. Un progetto dunque destinato a fallire perché depositario di un’ideologia residuale e finalizzato alla ricerca di un consenso ieratico avulso dai bisogni quotidiani della società dei nostri tempi.
I novelli Marat infatti non si rendono conto, imprigionati in gabbie intellettuali e di pensiero sempre più autoreferenti, che la stagione dell’antiberlusconismo è ormai superata. La società, prima ancora che la politica, ha chiuso questa pagina di storia. I risultati del 14 aprile ne danno testimonianza. Il fare contro l’inveire.