Con l’Ordinanza n. 4474 del 26 agosto 2008, il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso con cui l’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) chiedeva l’annullamento della sentenza 4259/2008 del Tar Lazio relativa al decentramento delle funzioni catastali ai Comuni. Secondo i giudici di Palazzo Spada, “trattandosi di problemi di natura organizzatoria, il danno paventato non appare né grave né irreparabile”.
Ricordiamo che con la sentenza n. 4259 del 15 maggio 2008 il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso con il quale la Confedilizia contestava la legittimità della possibilità per i Comuni, data dal Dpcm 14 giugno 2007 sul decentramento del Catasto, di determinare l’estimo di singoli immobili, sottraendo tale competenza all’Agenzia del territorio. Secondo la Confedilizia, l’attribuzione diretta in materia di estimi ai Comuni contrasta con l’art. 1, comma 197, della Finanziaria per il 2007, che prevedeva che i Comuni “partecipassero” solamente alla determinazione degli estimi (e quindi delle imposte), essendo la decisione finale riservata allo Stato e per esso all’Agenzia del territorio.
Il Tar Lazio ha accolto il ricorso di Confedilizia affermando che “l’attribuzione ai Comuni dell'esercizio della potestà autoritativa di procedere al classamento e quindi alla definizione della relativa rendita catastale costituisce un’opzione non prevista dalla legge nell’ambito del trasferimento di funzione catastali”. All’indomani della sentenza, l’ANCI aveva subito espresso l’intenzione di impugnare la sentenza. (leggi tutto).
Il Consiglio di Stato nega dunque la sospensiva degli effetti della sentenza 4259/2008 del Tar richiesta dall’Anci, insieme con 300 Comuni; in altre parole, impedisce per il momento ai Comuni di andare avanti sulla via del decentramento del catasto.