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 PANORAMA, PRODI E LA TRAPPOLA DELLE INTERCFETTAZIONI Data: 01/09/2008
Appertiene alla sezione: [ Il commento del giorno ]
Questa però me la dovete spiegare. Allora ricapitoliamo: quando il settimanale l’Espresso pubblica una valanga di intercettazioni in cui è coinvolto Silvio Berlusconi (quando era all’opposizione) e in cui si parla di attricette e raccomandazioni, allora siamo davanti a un fulgido esempio di giornalismo d’inchiesta, abbiamo a che fare con professionisti coraggiosi che alzano il velo opaco del potere e trovano il marcio che vi abita, e così facendo illustrano la loro professione. Per settimane non si parla d’altro: le parole di Berlusconi e dei suoi interlocutori vengono messe sotto la lente, si scrivono fiumi di editoriali scandalizzati e seppure manca qualsiasi rilievo penale, quelle telefonate rubate diventano il pretesto moraleggiante per dire che il Cav. non è degno di governare l’Italia.

Se invece è Panorama a pubblicare il testo di intercettazioni in cui è incappato l’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi, la musica cambia. Panorama smette di essere un giornale ma diventa un “house organ”, l’inchiesta smette di essere tale ma si trasforma in una “minestrina cucinata in famiglia ”, il direttore e i giornalisti che hanno lavorato alla vicenda smettono queste vesti e si trasformano in maggiordomi al soldo del padrone. Non solo: non c’è un giornale che prenda seriamente in esame i maneggi di Prodi e del suo staff per aiutare consuoceri e nipoti in faccende poco chiare, ma tutti si mettono a gridare contro la “trappola”: è Berlusconi che ha architettato tutto per ottenere il via libera al blocco delle intercettazioni per via legislativa. Insomma, l’intercettato è Prodi con i suoi tentativi di far arrivare fondi e favori fiscali a parenti e amici, ma per la grande stampa italiana sul banco degli imputati c’è sempre Berlusconi.

Qualcosa non torna. Proviamo allora a ragionare. Prendiamo come traccia l’articolo di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica (lo leggete qui) da cui abbiamo già tratto le citazioni più in alto. Quell’articolo non è il solo, ma è la quintessenza della teoria della “trappola” e del diverso modo di trattare il proprio “house organ” l’Espresso, da quello degli avversari, Panorama.
La tesi è quella fritta e rifritta del “Mago di Arcore”, l’illusionista che con i suoi trucchi ipnotici inganna tutto il paese, tranne D’Avanzo e pochi altri. Questa volta il trucco delle intercettazioni serve a mettere all’ordine del giorno la legge sulle intercettazioni. Ecco secondo Repubblica come dovrebbe funzionare: “Berlusconi fa pubblicare lo scandalo sul settimanale di famiglia, esprime una solidarietà tartufesca al suo predecessore e chiede al Parlamento di approvare con sollecitudine il disegno di legge che, regolando l' uso delle intercettazioni, imbriglia il lavoro dei magistrati e ammutolisce l'informazione vietandone di fatto le cronache, a prezzo del carcere per gli scriba e punizioni pecunarie per gli editori”. Il trucco salta secondo D’Avanzo solo perché Prodi è furbissimo e lo ha sgamato per tempo sottraendosi alla solidarietà del Cav., dicendo stentoreo: “niente legge” e salvando così l'opposizione dalla sua dabbenaggine.

Bene, vediamo il trucco in controluce. Primo: c’era davvero bisogno di un nuovo flusso di chiacchiere telefoniche rubate per mettere all’ordine del giorno del paese l’uso e l’abuso delle intercettazioni? No. Secondo: c’era bisogno che fosse preso di mira un esponente del centro-sinistra per poter coinvolgere l’opposizione nel tentativo di legiferare in modo bipartisan? Dopo la banca di Fassino, D’Alema e La Torre certamente no. Terzo: se come dice D’Avanzo le “Camere sono genuflesse a Berlusconi” c’era bisogno di tutta questa messa in scena per fare una legge in un Parlamento che - genuflesso o meno – vede una maggioranza perfettamente in grado di fare ciò che vuole? No.

Allora dov’è il punto? Il punto è sempre lo stesso: c’è una parte della stampa e dell’imprenditoria che la sostiene (a dire il vero con sempre minor convinzione) che vuole tenere al guinzaglio l’opposizione e dare strattoni ogni volta che questa pensa con la sua testa e nel suo interesse. Far vivere il centro sinistra chiuso all’interno della sindrome della trappola ogni volta che la maggioranza e il governo tentano di trovare intese su questioni che riguardano il funzionamento del sistema è il modo in cui questo gruppo di potere cerca di difendere il suo ruolo e i suoi interessi. Prodi che di certo è furbissimo e anche molto vendicativo, sta al gioco e alimenta la sindrome. Il Pd, Veltroni e tutti gli altri dovrebbero invece cominciare a chiedersi se questo gioco non sia l’unica vera trappola a cui si sono condannati.

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