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 LE COLPE DEI TIFOSI RICADANO SULLE SOCIETA', di Bruno VESPA Data: 05/09/2008
Appertiene alla sezione: [ Opinione ]
Premesso: sono un estremista. Quando il 28 ottobre 1979 il lancio di un razzo dalla curva sud (romanista) centrò e uccise un tifoso laziale, Vincenzo Paparelli, che si trovava nella curva opposta, avrei chiuso per 6 mesi lo stadio Olimpico di Roma. Chiesi al mio direttore di tg, Emilio Rossi, di scriverlo nel mio pezzo. Mi invitò alla cautela. L’Olimpico, se ricordo bene, non fu squalificato affatto. Di cautela in cautela siamo al punto in cui siamo.
E siamo al punto che il questore di una città come Napoli autorizza 2mila guerriglieri vestiti da guerriglieri a sbattere fuori da un treno dei poveri passeggeri provvisti di regolare biglietto per occuparlo senza biglietto. E che il questore di una città come Roma debba provvedere ad accogliere i suddetti guerriglieri con 30 autobus per accompagnarli gratuitamente allo stadio, pur essendo molti di essi sprovvisti del biglietto per la partita. Motivi di ordine pubblico. Riduzione del danno possibile. Ma siamo impazziti? Ci si rende conto che in 2 ore si è inginocchiato lo Stato e si sono annullate centinaia di riunioni evidentemente inutili accumulatesi negli anni per stabilire che senza biglietto non si entra da nessuna parte, nessuno può occupare un posto diverso da quello numerato, le tifoserie violente sono bandite dal consesso civile e consegnate alla legge…

Silvio Berlusconi ha detto che è riuscito a ripulire dai rifiuti Napoli in 58 giorni perché ha riportato lo Stato a fare lo Stato. Forse è il caso che firmi una circolare per rammentare che i confini dello Stato non si fermano ai bidoni della spazzatura. Temo che un’interpretazione giuridicamente sostenibile, ma sostanzialmente discutibile, porti i magistrati che dovranno giudicare i delinquenti tifosi del Napoli autori della bravata a non contestar loro l’associazione per delinquere invocata dal ministro Roberto Maroni. Anche se, a ben vedere, di associazione si tratta e con fini sovversivi durevoli nel tempo. Ma l’idea che quei mascalzoni se ne vadano in giro a piede libero mi fa (come dice con altro significato Julia Roberts in Pretty Woman) attorcigliare le budella. Spero almeno che davvero ai tifosi del Napoli vengano vietate le trasferte di massa per l’intero campionato. Ma se ci fosse un po’ di coraggio, bisognerebbe andare più in là.

Vi pare giusto che ogni domenica migliaia di carabinieri e poliziotti debbano essere impiegati negli stadi per far fronte a manipoli di delinquenti che trasformano le partite di calcio in corride? Fosse per me, li ritirerei tutti. Ci sono poliziotti davanti ai teatri, ai cinema, alle sale di concerto? No. Davanti alle piscine in cui si gioca la pallanuoto? Nemmeno. Ai palazzetti dello sport dove si gioca a basket o a pallavolo? Qualcuno, forse. Perché soltanto il calcio non deve essere uno spettacolo normale?
Si lasci la tutela dell’ordine pubblico negli stadi agli steward delle società di calcio. Si moltiplichino le telecamere. Si mandi qualche osservatore in borghese infiltrato nelle curve. Al primo incidente lo stadio si chiude. A seconda della gravità per due, quattro, dieci domeniche. Per l’intero campionato. Se i tifosi di una squadra mettono a soqquadro un quartiere, un autogrill, una stazione ferroviaria, la società dovrà rassegnarsi a giocare a porte chiuse. I presidenti delle società di calcio si mettano senza equivoci dalla parte dello Stato, l’unica possibile. Capito, dottor Aurelio De Laurentiis? Più si è popolari, più si è credibili presso la tifoseria, più si devono evitare gli ammiccamenti. E lei, signor ministro dell’Interno, ci dimostri sul campo che la tolleranza zero vale anche la domenica allo stadio. C’è l’esempio inglese. Basta copiarlo.
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