Domani si riunisce per la prima volta il Comitato per la Costituente del Pdl: sarà un'ulteriore spinta verso un partito "nuovo", che vada oltre i tradizionali schemi che hanno caratterizzato la storia politica del Novecento. Un partito in grado di essere all'altezza del governo attuale, che in cento giorni ha già saputo infrangere il tabù della politica-lumaca, quella dell’inconcludenza al potere che ci hanno propinato prima i bizantinismi ante-’89 e poi le frastagliate coalizioni della seconda Repubblica.
Si sta vivendo una fase di cambiamento rivoluzionario del sistema e della cultura politica di questo Paese, dopo che è entrato in crisi il partito di massa vecchio stampo, quello che prosperava nel brodo delle ideologie, e ora non si può che guardare avanti. Primo compito del Pdl, allora, è difendere il governo, perché è il governo in questo momento storico che esprime il massimo del riformismo. Un governo che ha risolto le emergenze lasciate in eredità dalla sinistra e può dedicarsi, fin da questo autunno, alle riforme strutturali, a partire dalla giustizia e dal federalismo.
Il PdL deve attrezzarsi per affrontare la stagione delle riforme, perché la sinistra, dopo essersi liberata delle forze anti-sistema, si sta comunque dimenando nelle sue vecchie contraddizioni, nella perenne oscillazione tra responsabilità e massimalismo politico. La realtà è che la crisi della sinistra nasce da profonde ragioni ideali, perché l’unica casa riformista che c’era da quella parte politica – i socialisti - è stata distrutta senza che nessun partito avesse né i titoli né la dignità storica di prenderne il testimone. Per questo il Pd, che è un ibrido tra il vecchio Pci e il vecchio cattocomunismo, ora brancola nel buio della politica senza una bussola certa e senza un timone. Si è del tutto ribaltata, insomma, la situazione. Forza Italia nacque per rispondere a un’emergenza democratica, ma in questi anni ha saputo compiere un tragitto, a volte tormentato, altre anche drammatico, per darsi una cultura di riferimento, riuscendo a mettere insieme laici e cattolici e ora è in grado di governare il Paese insieme agli alleati. Con l'imperativo categorico - come ha chiaramente detto Berlusconi a Porta a Porta - di guardare avanti, senza nostalgie che sarebbero anacronistiche e controproducenti.