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 LA LENTEZZA E' DEI GIUDICI Data: 27/09/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica Nazionale ]
di Dimitri Buffa

Sapete di chi è la colpa (in percentuale statistica) della lentezza dei processi penali? Dei magistrati. Giudicanti o pm che siano. Almeno da questo punto di vista separare le loro carriere servirebbe ben poco alla giustizia italiana.

Non si conoscono esiti di analoghe ricerche sulla lentezza della giustizia civile ma l'impressione a naso è che pur mutando l'ordine dei fattori il prodotto non cambi. Si spera quindi che il ministro Guardasiglli Angelino Alfano trovi il tempo di leggersi questa ricerca dell'Eurispes condotta insieme all'Unione delle Camere penali italiane sul perché dei rinvii e delle lentezze nei processi penali. Il tutto monitorando i tribunali di Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Lucca, Macerata, Melfi, Milano, Modena, Modica, Monza, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Piacenza, Roma, Salerno, Sassari, Torino, Trani, Trieste, Varese e Venezia. E analizzando qualcosa come 12.918 processi nel periodo tra l'aprile 2007 e la scorsa primavera e coinvolgendo ben 27 camere penali italiane, quelle dei succitati rispettivi distretti di corte d'appello.

Prima di gettare la colpa su imputati ostruzionisti e su avvocati dal cavillo facile, o azzeccagarbugli che dir si voglia, sarebbe bene sapere che in Italia il 12,4% de processi vengono rinviati da un'udienza all'altra (con tempi di rinvio che variano dai 139 giorni per un udienza di tribunale collegiale ai 117 per quella di un giudice monocratico) per la semplice assenza dal posto di lavoro del giudice titolare del processo. Un altro 9,4 per cento di responsabilità è invece della pubblica accusa per omessa o irregolare notifica all'imputato degli atti.

A fare perdere tempo sono anche i testimoni citati che non si presentano in aula: ebbene la maggioranza di loro è quella dei testi citati dal pubblico ministero. Circa il 39,2% delle udienze fissate per la loro escussione salta. E dei testi citati dal pm il 40% di quelli che non si presentano sono agenti di polizia giudiziaria. Quando mancano i testimoni dell'accusa solo nell'11,2 per cento dei casi il giudice che presiede il tribunale, o quello monocratico, hanno applicato le sanzioni previste dalla legge e solo nell'11,7% dei casi ne è stato disposto l'accompagno coattivo.

Quando invece sono i testimoni citati dalla difesa a non presentarsi, cioè appena nel 5,1% dei casi, l'ammenda in questione viene invece applicata in oltre il 16,7% dei casi e l'accompagnamento coattivo disposto il 16% delle volte. Come al solito quindi due pesi e due misure.

Questa analisi impietosa delle cause vere, e non di quelle che si raccontano nei salotti televisivi tipo "Ballarò", "Porta a porta" o "Anno zero", cioè nei posti dove si straparla di tolleranza zero e si mettono alla sbarra sempre le ormai rarefatte garanzie per la difesa degli imputati, riporta a una realtà di fondo del mondo della giustizia che per una ragione o per l'altra viene sempre rimossa: la responsabilità civile, disciplinare, amministrativa dei singoli magistrati. In questo pianeta di dipendenti pubblici la lodevole filosofia di vita del ministro Renato Brunetta non riesce ad addentrarsi. La meritocrazia si misura sulle prima pagine conquistate da inchieste con arresti e imputati eccellenti (vedi Catanzaro e Potenza) ma non con criteri oggettivi di produttività. Ad esempio le sentenze di primo grado emesse. Adesso qualche esempio per capirci meglio: a Catania, città dove i problemi di mafia non mancano, si rinviano nel 21,3% dei casi le udienze per assenza del giudice titolare; a Catanzaro, terra di de Magistris, l'assenza del giudice titolare come causa di rinvio arriva al 45,7% e quella dell'assenza dei testi citati dal pm al 46,9% . Il 40% di quelli che non si presentano sono gli agenti di polizia giudiziaria, che evidentemente non devono credere molto negli impianti accusatori delle inchieste a cui i pm li obbligano a dedicarsi.

Se si va a Napoli e Salerno, tribunali caldi sul fronte camorra, la situazione non migliora molto: a Napoli si rinvia nel 26,1% dei casi per mancanza del giudice titolare del dibattimento, mentre il 61% degli altri rinvii riguarda i soliti testi citati dal pm, il 39,3% dei quali sono agenti di polizia giudiziaria; a Salerno le percentuali rispettive delle stesse voci sono a quota 29,2% (assenza del giudice titolare) e a quota 65,2% (assenza dei testimoni citati dal pm). L'anno passato lo stesso tipo di indagine, l'Eurispes e le Camere penali la svolsero solo sulla Capitale e si giunse a risultati medi quasi analoghi: il 28,9% delle udienze monitorate a Roma nel 2007 saltarono per la mancata presentazione in aula dei testimoni della pubblica accusa, e anche in questo caso gli agenti di polizia giudiziaria erano un tasso rilevante (circa il 30%), mentre per l'assenza del giudice titolare ne saltarono solo il 9,2%. L'unico record positivo di Roma nell'intero pianeta giustizia.

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