Intervista pubblicata su Repbblica
ROMA- Raffaele Fitto in tema di federalismo fiscale, è decisamente sul pezzo. «Con la bozza Calderoli siamo a buon punto, c’è solo qualcosina da sistemare. Bisogna perfezionare l’intesa con le Regioni». Uomo del Sud, Fitto è uno dei più influenti rappresentati della politica del Mezzogiorno. Eppure sulla riforma federale dice di parlare lo stesso linguaggio della Lega. Con Bossi i rapporti sono ottimi e nell’agenda del ministro l’appuntamento più importante è proprio la visita del Senatùr in Puglia: «Scriveremo gli ultimi passaggi della riforma a Otranto ». Com’è nata l’idea del tour pugliese di Bossi? «Un giorno mi disse: voglio venire a Otranto. Ti aspetto, gli risposi. E’ il modo migliore per far capire alla gente che la riforma federalista è importante e strategica anche per il Mezzogiorno». Bossi-Fitto, la strana coppia. Come nasce il feeling con la Lega? «Con Umberto c’è sempre stato un rapporto di stima. E poi i ministri leghisti sanno che, avendo governato una regione per cinque anni, di leggi regionali, di devoluzione, di tecnicismi, ne capisco. All’inizio erano un po’ guardinghi, ma anche coinvolgenti. lo mi riconosco in pieno nel testo del disegno di legge. Lo sostengo perché è una grossa occasione anche per le nostre regioni ». Ecco, il Sud. Berlusconi, chela definì una sua «protesi», le ha affidato una missione delicata: vigilare affinché il federalismo fiscale non penalizzi il Mezzogiorno. E tenere a bada la Lega. Insomma le tocca fare il guardiano nel passaggio forse più delicato per l’alleanza di governo. «lo vigilerò, certo. Ma la migliore garanzia per il Mezzogiorno è che per portare avanti il federalismo si è scelta la strada del disegno di legge. Dunque bisogna stare nei parametri della Costituzione. Che vuoi dire: assicurare a tutte le Regioni i livelli essenziali di assistenza. Fare riferimento alla perequazione nazionale. E mantenere le risorse speciali aggiuntive. Sembrano ovvietà, ma sono punti fermi importanti ». Nella marcia verso la riforma federale c’è qualche aspetto che la preoccupa? «L’approccio del Sud. Mentre al Centro-Nord tra centrosinistra e centrodestra c’è un confronto positivo sul tema, al Sud si gioca ancora una battaglia di retroguardia. Mi auguro che anche qui ci sia un colpo di reni. Bisogna avere il coraggio di accettare la sfida, smetterla di lagnarsi e giocare la partita. Solo così il Mezzogiorno potrà uscire dalle sacche in cui si trova». Anche lei chiede che il periodo di transizione tenga conto della situazione in cui si trovano le regioni più povere del Paese? «Sì, il processo di adeguamento deve essere graduale. Ma questo non significa ritardare l’attuazione della riforma, che è fuori discussione. Dire che il Sud è in grossa difficoltà è un eufemismo. Con questo progetto avvieremo una fase nuova, lo accompagneremo verso un percorso di riforme strutturali». Il sottosegretario ai Trasporti Castelli vuole estendere il pedaggio anche a tutte le autostrade del Sud. E’ d’accordo? «Prima facciamo le strade, poi ci porremo il problema del pedaggio”