di Milton
“Ragazzi arriva la maestra!”, e la classe scattava in piedi all’unisono, i grembiuli rosa e blu si stagliavano fieri tra i banchi. Lei era là in piedi, sopra la sua testa, appesi al muro, il Crocifisso e la foto del Presidente Leone.
Oh che infanzia sfortunata, direbbero i sindacati della scuola, un trauma che porto dietro da tutta la vita: ho avuto la maestra unica! Con un’ulteriore aggravante: in una pluriclasse. Sono cose che ti lasciano il segno, e ti gettano irrimediabilmente ai margini della società, senza speranza… e via con il bla bla socio-pedagogico.
Io, alla mia maestra unica, ho voluto bene. Recitava Dante a memoria e decantava poesie. Quando non mettevo l’accento sulla è, voce del verbo essere, me lo faceva scrivere 100 volte. Parlava della storia di Roma con una cura e una passione, che ancora la ricordo con nostalgia quando ogni giorno per andare al lavoro passo davanti all’arco di Costantino (me lo fece disegnare pezzo per pezzo, con tutte le raffigurazioni e bassorilievi che esso contiene).
Ho imparato a rispettarla la mia maestra, ho imparato il senso del dovere e della responsabilità, la geografia e a far di conto. Quel Crocifisso mi ha insegnato da dove vengo e dove posso arrivare, e che non tutto è bene e non tutto è giusto. Nonostante questo, parlo l’inglese ed altre due lingue, viaggio per il mondo senza nessun handicap né mentale né culturale e so anche usare il computer senza alcun patema. Ho fatto una discreta carriera e mio padre, minatore, sarebbe fiero di me.
Ieri mio figlio, sedici anni, è tornato a casa con un libro di Alessandro Baricco, “Saggio sulla mutazione”: pare sia il testo per il primo trimestre di Letteratura Italiana. Una pena, un senso del ridicolo mi ha avvolto ed un ricordo: la mia meastra che recitava “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
Qualche anno fa, quando ancora mio figlio, a volte, stentava in grammatica, diedi un’occhiata al suo libro e, prima dell’alfabeto e delle regole di base, ho trovato una serie di discettazioni semiotiche (che sia l’effetto Eco) sulla teoria della comunicazione a base di segno, emittente, ricevente, codici … Una tragedia.
Questa purtroppo è la scuola che vogliono coloro che hanno fatto impunemente sfilare a lutto i bambini al loro primo giorno di scuola contro le riforme del Ministro Gelmini (ma cosa bisogna fare per essere licenziati in questa Pubblica Amministrazione?). Vogliono la scuola che paga stipendi da fame a troppi maestri e professori, la scuola dove la condotta e il comportamento non hanno più significato e quindi si può toccare il culo alla professoressa (che se lo fa toccare!), filmare con il telefonino il tuo compagno di banco che riempie di botte un altro compagno disabile e commercializzare all’ingrosso spinelli nei bagni.
Il segratario del PD, in una farneticante intervista sul Corriere della Sera dove tra l’altro parla di bullismo al governo e di rigurgiti autoritari (premesse che dovrebbero già dire qualcosa sulla visione del mondo di Veltroni e sulla sua affidabilità), a proposito della scuola dice che la rintroduzione del voto in condotta favorisce l’abbandono e l’elusione scolastica, specia tra i più poveri. Eccoci qua, la scuola come lotta di classe. Fate pure quello che vi pare ragazzi, tutto è permesso, tanto se siete figli di operai farete gli operai, l’apologia della scuola di Barbiana. A proposito di ascensore sociale.
Ma Veltroni non è solo in questo “afflato riformista” (sic). La CGIL (ultimamente in sintonia totale con il segretario del PD, sin dal caso Alitalia) ha già annunciato uno sciopero generale contro le riforme del Ministro Gelmini. Non si può dar torto al sindacato, con le norme che il Ministro vuole introdurre, si cerca di eliminare lo strapotere dei sindacati nella scuola, la loro pretese di cogestire, le loro brame di posti di lavoro inutili e permessi retribuiti. La stessa storia di Alitalia, lo stesso sfascio, la stessa vergogna.
Ministro Gelmini vada avanti, non abbia paura. Anche la mia maestra unica è con lei.