Scongiurare l’introduzione di principi giuridici incompatibili con l’ordinamento italiano e di sentenze emesse in altri paesi in contrasto con l’ordine pubblico o con i diritti essenziali della difesa. È questo l’obiettivo di un’interrogazione che il deputato del Pdl Souad Sbai ha presentato al governo per fare luce su alcuni fatti allarmanti avvenuti a Genova e a Cagliari. Il primo riguarda una delibera della Corte d’appello di Cagliari: dopo che un egiziano aveva ripudiato la moglie nel suo paese d’origine, i giudici italiani hanno convalidato il ripudio anche in Italia. La corte d’appello di Cagliari ha infatti accolto un ricorso fatto dall’egiziano, che e’ in possesso anche della cittadinanza italiana. Quest’ultimo aveva ripudiato la moglie pronunciando la formula del "talaq", ottenendo cosi’ il divorzio in Egitto, dove l’ordinamento giuridico e la cultura religiosa consentono questo tipo separazione.
La Corte d’appello lo ha riconosciuto valido, accogliendo l’istanza e dichiarando efficace e definitiva quella separazione anche per l’ordinamento italiano e trascrivendo l’avvenuto divorzio anche nel registro dello stato civile del comune, probabilmente perche’ il ricorrente non poteva contrarre nuove nozze in Italia a causa del precedente matrimonio. L’egiziano si era sposato nel 1993 ed aveva ripudiato la moglie due anni dopo.
L’interrogazione di Sbai, pone all’attenzione del governo anche il caso di un giovane marocchino che un anno fa, a Genova, era stato fermato dai carabinieri per sequestro di persona e lesioni nei confronti della moglie, una marocchina di religione musulmana. Adesso il tribunale di Guercif, in Marocco, ordina alla donna di tornare con lui e di pagare le spese processuali. L’avvocato che assiste l’uomo ha dichiarato che la sentenza emessa in Marocco verra’ utilizzata per dimostrare che servono nuovi accertamenti sulla vicenda. "Le affermazioni dell’avvocato rivelano un improprio tentativo di introdurre in Italia provvedimenti emessi in altri paesi applicando principi incompatibili con il nostro ordinamento. A pagarne il prezzo sono soprattutto le donne e i figli, spesso vittime di violenze intollerabili. Non vogliamo che si arrivi ad ammettere delle corti speciali come purtroppo sta accadendo in Inghilterra".