ANTONIO CALITRI
Le grandi manovre per il futuro di Bari si giocano al Teatro Petruzzelli. E il sindaco Michele Emiliano, già in campagna elettorale per la rielezione, ha deciso di forzare la mano e riaprirlo a ogni costo il 6 dicembre, festa del patrono San Nicola. Se ci riuscirà il problema sarà in ogni caso il futuro del teatro, che rischia di chiudere il giorno dopo a causa di uno strascico legale dovuto alle procedure con le quali si è arrivati all’evento.
L’incendio doloso di 17 anni fa aveva lasciato alla città un cumulo di macerie e i muri perimetrali di quello che era il più grande teatro privato d’Europa. Ed è proprio l’appartenenza alla famiglia Messeni Nemagna che ha creato problemi e ritardi. Secondo la convenzione firmata tra i Petruzzelli e il comune a fine ’800, in caso di incendio, terremoto, crollo, se il teatro non fosse stato ricostruito in 3 anni, il suolo libero dalle macerie sarebbe passato di nuovo al comune. I quattro rami della famiglia non avevano e non hanno i soldi per ricostruire il teatro, ma neppure l’intenzione di cederlo al comune; né il comune ha mai messo in campo le procedure per riprendersi il suolo.
Nel 2002 fu firmato un protocollo tra famiglia, comune, provincia e regione che sbloccava i lavori a carico dello Stato per 22 milioni di euro e prevedeva che la gestione fosse affidata per 40 anni a una fondazione pubblica in cambio di un affitto di 500 mila euro l’anno. I lavori procedevano a rilento e nel 2006 servivano altri 8 milioni di euro. In quella situazione il ministero, allora guidato da Francesco Rutelli, procedette a un esproprio d’urgenza così da terminare la ricostruzione in tempo per l’appuntamento elettorale.
I Messeni Nemagna hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale, che la scorsa primavera ha annullato la procedura di esproprio ridando di fatto il teatro ai vecchi proprietari. «A questo punto» sostiene il sindaco Emiliano a Panorama «ritorna valido il protocollo firmato dai miei predecessori e che per continuità amministrativa devo applicare perché in questo momento è prioritario riaprire il teatro».
Intanto i conti della ricostruzione hanno superato i 40 milioni di euro, che andranno a beneficio dei proprietari. Situazione che ha messo in allarme l’avvocato distrettuale dello Stato di Bari, Francesco Cocco, il quale giorni fa ha avvertito: «Il restauro attualmente in corso è privo di qualsiasi giustificazione essendo effettuato con fondi pubblici su bene privato». Cocco ha suggerito di riproporre la procedura ordinaria di esproprio.
La famiglia festeggia e alza il prezzo. Oltre all’affitto, alla proprietà del teatro e all’uso dei locali accessori per attività commerciali, pretende di entrare nella fondazione di gestione a titolo gratuito.
«Il mio compito è amministrare la città e non giudicare il protocollo» puntualizza Emiliano. «Se qualcuno, a partire dal ministro Sandro Bondi, dal quale aspetto una convocazione a breve, lo giudicherà diversamente potrà impugnarlo».