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 VELTRONI DESAPARECIDO, editoriale di Maurizio Belpietro Data: 22/10/2008
Appertiene alla sezione: [ Opinione ]
Non so quanto durerà la carriera politica di Walter Veltroni. Immagino che, con alti e bassi come accade a tutti gli uomini d’apparato nati e cresciuti dentro un partito, continuerà a lungo. Di certo non prevedo il prepensionamento in Africa, dove una volta lo stesso Veltroni mi giurò di volersi ritirare appena portato a termine il mandato di sindaco di Roma. Sono però convinto che la sua carriera di segretario del Pd volga al termine.
Lo deduco da molti elementi. Non solo dalle difficoltà in cui versa il Pd e di conseguenza il suo leader, ma anche dalla rarefazione della presenza del capo dell’opposizione in quello che gli esperti chiamano dibattito politico. Improvvisamente Veltroni sembra scomparso. Durante i giorni del crac finanziario era difficile rintracciare segni della sua presenza sulla scena pubblica. E quando l’ex sindaco ha provato a intervenire, i giornali un tempo amici ne hanno liquidato le dichiarazioni in poche righe. Niente titoli d’apertura, niente richiami in prima pagina. Può darsi che i quotidiani fossero distratti, ma anche la tv non è parsa concentrarsi molto su di lui, sulle sue idee per uscire dalla crisi (forse è per questo che s’è fatto la tv in casa).
Il segretario del Pd ha provato a farsi sentire, con un’intervista all’Espresso, per riaffermare che lui è il leader del partito con 3 milioni e mezzo di voti, ma la sfortuna (o la perfidia) ha voluto che la sua voce fosse sovrastata proprio quel giorno da un’affermazione di segno contrario del suo compagno Massimo D’Alema.
Già, perché mentre la leadership veltroniana si offusca sui giornali, riprendono a brillare le altre stelle del Partito democratico. L’ex ministro degli Esteri è comparso in piena forma a Capri invitato dagli industriali a parlare di energia e di finanza. L’ex segretario dei Ds, Piero Fassino, interviene proprio su Panorama, intervistato da Mario Sechi, e, con cautela, fa capire che il Pd per ora è un’opera incompiuta. Pierluigi Bersani, sempre su Panorama, qualche tempo fa non aveva risparmiato le critiche.
Veltroni appare dunque sempre più debole, vittima della sua stessa creatura, quel partito riformista che lui ha voluto spogliare dei panni della sinistra ma senza riuscire a rivestirlo con nuovi e più adeguati abiti. Cosicché oggi il Pd è un soggetto senza identità, incapace di uno slancio come quello dell’unità nazionale nel momento in cui le borse crollano e l’economia arranca, ma neppure in grado di sposare la linea di un’opposizione concreta.
Schiacciato da un lato dalla popolarità del governo (un successo che perfino un giornale ostile come la Repubblica ormai riconosce) e dall’altro dalla crescente rivalità del partito di Antonio Di Pietro, il Pd annaspa e con esso il suo leader. Nonostante si affanni a dire che egli rimane saldo in sella e che riuscirà a superare indenne le elezioni europee di primavera, Veltroni sa bene che difficilmente la sua segreteria sopravviverà a una sconfitta. Dunque, più si avvicina la scadenza elettorale e più il capo del Partito democratico si affanna a trovare una via d’uscita.
Così negli ultimi mesi Veltroni ha alzato i toni, accusando Silvio Berlusconi di lasciar scivolare lentamente il Paese in un regime. Per dare un segnale di vigoria ha chiamato a raccolta i militanti organizzando una manifestazione nazionale contro il governo. Avrebbe dovuto essere la prova che il Pd c’è, esiste e lotta insieme alla sinistra. Ma la sfortuna anche in questo caso si è messa di mezzo. Il tracollo delle borse ha convinto molti dirigenti dello stesso Partito democratico che non sia il momento per un corteo contro il governo. Perciò la chiamata alle armi anti Berlusconi rischia di trasformarsi in una parata indefinita, che non ha un obiettivo. Insomma, un corteo incerto: proprio come il Pd. È l’autunno di Walter.

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