"Sulla scuola troppe cose divorziano con la realtà". Mentre nel Paese cortei e occupazioni squassano il sistema scolastico e il corretto andamento delle lezioni, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, difende il decreto scuola e accusa duramente la sinistra parlamentare ed extra-parlamentare smascherandone le bugie: "Stanno arrivando messaggi assolutamente falsi". E sulle manifestazioni di piazza il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha invitato ad "abbassare i toni". "Il Governo da sempre è aperto al confronto - ha spiegato - sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l’università come terreno di scontro".
"La sinistra è contro il decreto Gelmini, che, ricordo, è un decreto e non la riforma della scuola. Tenta di costruire un’opposizione di piazza su un terreno circoscritto, perchè come governo siamo inattaccabili su tutta una serie di provvedimenti". Una mossa inutile e controproducente. Berlusconi fa, infatti, sapere che il governo andrà avanti: "Continuiamo nella direzione lungamente meditata e poi intrapresa dal ministro Gelmini e dal governo". Per Berlusconi, il centrosinistra sta, infatti, portando avanti solo un "allarmismo inutile". "Con i leader della sinistra che sgambettano sulle tv si cerca di mandare dei messaggi sbagliati, che a volte però rischiano di diventare verosimili", ha spiegato il premier elencando a una a una "tutte le cose non vere dette dalla sinistra", a partire dal fatto che "non è vero che ci sono otto milioni di tagli".
"La sinistra parla di 86mila insegnanti in meno. È falso. Con la riforma nessuno sarà cacciato. Ci sarà solo il pensionamento di chi ha già raggiunto l’età e il blocco del turn over". E' questa secondo Berlusconi la prima bugia divulgata, in questi giorni, dall'opposizione. E ha precisato: "Un’altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole. Non è vero, noi pensiamo ad una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo del centro sinistra. Ad esempio, per le comunità montane, abbiamo previsto che un preside ed un segretario possano occuparsi si due o più scuole con meno di 50 alunni".
Considerando una media di 21 alunni per classe in cinque anni riusciremo ad avere quasi 6mila classi in più di tempo pieno. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha,q uindi, assicurato che "non c’e alcuna riduzione del tempo pieno", ma è "lapalissiano che passando da più insegnanti a uno possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno e quindi si possono aumentare del 50% la classi che possono usufruire del tempo pieno".
Contro la campagna mediatica ordita dall'opposizione sulla proposta leghista di classi per immigrati, il premier rigetta l'accusa di "razzismo". "Si tratta di strumenti d’integrazione, di buon senso, certamente non razzisti", ha assicurato Berlusconi difendendo la mozione sulle classi ponte dedicate ai figli degli immigrati approvata a Montecitorio. "Nel Nord ci sono classi in cui si parlano 10 lingue e vorrei sapere come si fa a insegnare a chi non parla italiano. È impossibile. Si tratta di una proposta - ha aggiunto il capo del governo - che ci è stata richiesta dagli insegnanti, come avviene nel resto d’Europa". L’obiettivo è soltanto quello di far conoscere ai bambini extracomunitari la nostra lingua perchè ci sono classi dove "si parlano anche 10 lingue. Bisogna che conoscano l’italiano. Noi puntiamo all’integrazione, non c’è nessun razzismo ma solo buonsenso". "La prima cosa da fare - insiste il premier - è imparare l’italiano, poi avviare i ragazzi allo studio delle altre materie. Dalla sinistra arrivano solo menzogne assolute".
"Non permetteremo che vengano occupate scuole università", ha detto il premier accusando le proteste non autorizzate una vera e propria "violenza" ai danni della comunità civile. A tal proposito il presidente del Consiglio ha incontrato oggi il ministro dell'Interno Maroni. Il faccia a faccia è durato circa un'ora.
"La sinistra, vedendo l’aria che tira, dice che in piazza saranno fatte delle proposte. Non credo che sia quello in luogo. Le proposte si fanno in Parlamento e per ora, dalla sinistra non è arrivato nulla. Noi invece andammo in piazza per protestare contro il fisco". Berlusconi ha quindi ribadito che il governo, forte del consenso degli elettori, andrà a avanti sulla sua strada: "Manifestare è una possibilità della democrazia ed anche noi ne usufruimmo". E ha precisato: "Noi manifestammo contro la pressione fiscale del Governo Prodi. La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il Governo e non ha proposte. La piazza non è il posto migliore per fare proposte. Le proposte si fanno in parlamento". La Gelmini ha fatto sapere di aver "avviato controlli in alcuni atenei che sono vicini al dissesto finanziario e che sono peraltro quelli dove le occupazioni sono più forti". "Il tentativo di riversare sul governo la responsabilità di una cattiva gestione che oggi raggiunge il livello di guardia - ha detto ancora il ministro - è smentito dai fatti. Quindi cerchiamo di mettere le carte in tavola, di giocare a carte scoperte".
"Nelle prossime settimane presenterò un progetto per le università", ha quindi annunciato il ministro dell’Istruzione aggiungendo che intende "chiedere da subito la trasparenza dei bilanci". "Voglio conoscere la reale situazione debitoria e creditoria degli atenei" ha detto precisando che il provvedimento sull’università sarà presentato dopo la conversione in legge del decreto sulla scuola. I 5.500 corsi di laurea esistenti sono "un’offerta didattica autoreferenziale volta a moltiplicare la cattedre e non certo a fare gli interessi degli studenti".
Il ministro Gelmini ha snocciolato nella conferenza stampa una serie di numeri che indicano il deludente stato dell’università italiana: produciamo meno laureati del Cile, non c’è un ateneo italiano tra i migliori 150 del mondo, 5 importanti università hanno buchi di bilancio enormi (Siena, Firenze, Pisa, Camerino, Urbino) che "avrebbero portato, se fossero state aziende, al licenziamento in tronco di chi le ha gestite per tanti anni". A dimostrazione della disorganizzazione e dell’inefficienza Gelmini ha ricordato che ci sono 37 corsi di laurea con un solo studente; 94 università e più di 320 sedi distaccate nei posti più disparati; 327 facoltà che non superano i 15 iscritti; 5.500 corsi di laurea (il doppio della media Ue); 170mila materie insegnate rispetto alle 90mila della media europea; moltiplicazione di cattedre e di posti per professori. Infine, ha ricordato che negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26mila: nel 99,3% dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro. "Di tutto ciò - ha sottolineato - non ha certo colpa il governo Berlusconi".