Ripensare in chiave critica al passato è sempre un passo avanti, anche se piccolo. Peggio, molto peggio sarebbe perseverare nell'errore. Praga fu "lasciata sola" dal Pci, che non seppe rompere drasticamente con l’Urss: è pesante l'accusa di Fausto Bertinotti, che se la prende anche coi sessantottini. L'autocritica dell'ex presidente della Camera sulla sinistra italiana arriva in occasione del convegno a Montecitorio che ricorda i quarant’anni della "primavera" di Praga, proprio nel giorno in cui il presidente della Camera Gianfanco Fini, riconosce al Pci dell’epoca l’avvio dello strappo definitivo da Mosca e il ruolo determinante in questa chiave del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.Ma su questo punto specifico Vittorio (Bobo) Craxi, del Partito Socialista, non è affatto d’accordo: "Fini si informi meglio. Non fu esattamente così. Ad esempio si rilegga il Pajetta dell’epoca...".
Sistemi dell'est irriformabili Bertinotti ha proseguito il cammino intrapreso poche settimane fa quando definì il comunismo "parola indicibile" e ha coinvolto nella critica non soltanto il Pci, ma anche gli eretici dell’epoca, quei sessantottini che per altro, forse in chiave ingenuamente "maoista", denunciavano con asprezza il socialimperialismo sovietico. "Con la sconfitta della primavera di Praga - ha rilevato Bertinotti - finisce una grande e terribile storia. La storia cominciata nell’Ottobre 1917, finisce tragicamente e drammaticamente. Viene alla luce l’irriformabilità dei sistemi politici e sociali dell’est europeo. Dopo tanti crimini e oppressioni, ma anche dopo molte speranze, come nella vittoria contro il nazifascismo, si chiude drammaticamente" anche la speranza della "destalinizzazione, del disgelo, del dialogo che si era aperto tra Kennedy, Krusciov e Giovanni XXIII".
Eresia senza scisma Bertinotti ha poi proseguito: "Da questa parte", dalla sinistra, "si deve dire che non si è fatto tutto quello che era necessario, forse perché la primavera di Praga fu un’eresia senza scisma. Però a distanza di tanti anni penso si possa dire che Praga fu lasciata sola, non è stata aiutata fino in fondo da chi poteva e doveva, come sarebbe stato necessario. Di fronte all’irriformabilità dei sistemi dell’Est penso che la connessione con la primavera avrebbe chiesto una rottura drastica dei rapporti con chi aveva prodotto quell’invasione e quella distruzione".
Critiche sui sessantottini Molto pesante il giudizio dell’ex segretario del Prc anche sui sessantottini: "A Parigi, a Roma, a Milano si manifestava nel ’68 per istanze di libertà, ma credo sia onesto dire che quei giovani non riconobbero i fratelli nella libertà di Praga. Che guardarono con qualche distrazione forse troppo a Oriente e non videro che qui, nel cuore dell’Europa, c’era una vicenda che parlava di tutto il nostro futuro".
....Cosicchè Bertinotti ha fatto autocritica e a 40 anni di distanza dal tragico 20 agosto 1968, quando i carri armati sovietici entrarono a Praga e soffocarono nel sangue e nel terrore la speranza di libertà e di democrazia dei cecoslovacchi, critica i suoi compagni" dell'epoca, i comunisti del PCI, che lasciarono sola Praga e i suoi sfortunati abitanti.
Bravo BERTINOTTI! Come per Budapest e per Berlino, a distanza di decenni, si riconosce e riconosce che i sovietici commisero azioni inqualificabili, furono aggressori, violentarono il diritto alla libertà di popoli e nazioni.
Troppo tardi e troppo comodo.
Noi a differenza di Bertinotti e dei suoi compagni, non abbiamo avuto bisogno di decenni per capire e solidarizzare.
Come per Budapest nel 1956, anche per PRAGA, all'indomani dell'invasione, scendemmo nelle piazze d'Italia per protestare contro l'aggressione sovietica, per solidarizzare con gli invasi.
Come facemmo anche all'indomani del tragico gesto di Jan Palach che la mattina del 19 gennaio del 1969, nella piazza San Venceslao, la grande immensa piazza di PRAGA che decenni dopo avrebbe visto Praga ritornare alla libertà e alla democrazia: scendemmo nelle piazze, gridammo il nostro sdegno e la nostra protesta, ci unimmo nella disperata battaglia contro gli oppressori sovietici.
Noi non abbiamo da fare autocritica. Noi fummo sempre dalla parte della libertà e delle democrazia. E di questo siamo fieri.