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 LA FORZA DEI FATTI E DEI FALCHI Data: 13/04/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
I paradossi sono divertenti e talvolta riescono a spiegare quello che la politica del Palazzo non fa capire alla gente. Ma ora si esagera e troppi giornali di oggi, paradosso o meno, cadono nel ridicolo…
•Abbiamo un governo a pezzi, impantanato nella melma afgana dove, ahimé, si districano migliaia di nostri soldati;
•abbiamo un ministro degli Esteri che ieri in Parlamento ha letto un mattinale di polizia con il solo scopo di scaricare su Prodi le responsabilità del rapporto ambiguo con Karzai (tradotto: se non liberate Mastrogiacomo noi andremo in crisi e lasceremo l’Afghanistan!);
•abbiamo un dottor Strada che veste i panni di Robespierre e parla contro chi guida l’Italia e contro chi prova a guidare l’Afghanistan ma mai, dicasi mai, contro i talebani;
•abbiamo in D’Alema la conferma ufficiale che Mastrogiacomo e i suoi meno fortunati accompagnatori “erano attesi” nella trappola dei sequestratori grazie a qualche talpa locale forse non così sconosciuta ad Emergency!
•e infine abbiamo Silvio Berlusconi e l’intera Forza Italia che – in Parlamento e nel Paese – chiedono un sussulto di dignità e di responsabilità per il buon nome dell’Italia nel mondo.

E cosa leggiamo stamane? Non che il governo è nella palta o che D’Alema si distingue da Prodi per non sporcarsi le mani finché può o che Bertinotti e Diliberto studiano come ingrossare le loro fila con il nascente Partito di Strada… No, leggiamo che il centrodestra si sta dividendo, che Fini usa il linguaggio del falco mentre gli azzurri si dividono tra antiche colombe e una vecchia nomenclatura pronta a cavalcare la tigre magari con Fini e la Lega!
Le tesi del Riformista, più velate ma presenti anche sul Corriere e sui quotidiani più ostili, non sono solo false: sono penosamente ridicole.
Dove sta la contraddizione tra il profilo alto e il richiamo sensato alle responsabilità per l’immagine del Paese lanciato da Silvio Berlusconi e il j’accuse circostanziato che ieri Fini ha mosso in aula a un D’Alema mascherato da Pilato?
Lo si capisce o no che il pasticcio afgano non è (purtroppo) finito e non finirà a breve? Lo si capisce o no che il doppio colpo riuscito al genio di Prodi di intavolare trattative anomale in modo ambiguo, con canali sbagliati e di perdere due ostaggi su tre, deteriorare i rapporti con l’amico Karzai e innescare la bomba-Strada offrendogli un risalto mediatico da salvatore della patria equivale ad un ordigno ad orologeria dentro Palazzo Chigi?
Noi possiamo divertirci o meno a contare i giorni o le settimane che mancano alla deflagrazione (e in questo ha un ruolo anche lo stile degli uomini, dei partiti, dei leader e di una intera classe politica nazionale), ma non siamo sordi, ciechi e muti, tanto meno ingenui. Loro lo sanno e temono il nostro affondo perché hanno aperte troppe partite interne che non si chiuderanno né a breve né bene. Continuare a logorarli facendo, come ieri alla Camera e domani in Senato, un gioco di squadra differente ma efficace unisce il centrodestra e disgrega loro. Conta chi, volta per volta, va in gol. E, a ben vedere, questo modo di agire usando sapientemente finte carote e solidi bastoni riporta Casini a toccare con mano da che parte gli conviene stare. E restare.

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