Mentre dal Vaticano è giunto un altolà al prossimo governo Obama sulla questione delle cellule staminali, monta il dibattito fra i vescovi cattolici statunitensi sull'atteggiamento da tenere a fronte della nuova amministrazione democratica. Se l'elezione di Barack Obama è stata accolta come un "evento dal significato storico" i vescovi americani sono ora sul piede di guerra. La Conferenza Episcopale ritiene che la libertà religiosa e la stessa Chiesa potrebbero essere minacciate dal governo Obama.
Al centro dello scontro c'è la normativa sull'aborto, tutelato in usa dalla famosa sentenza della Corte Suprema "Roe vs. Wade". Diversi vescovi hanno dichiarato che non accetteranno compromessi, ovvero che condannano i cattolici secondo cui il sostegno di Obama all'interruzione di gravidanza è moralmente accettabile, perché il presidente si impegna a ridurre gli aborti.
Lo staff del prossimo presidente ha annunciato una corposa revisione di molti provvedimenti della precedente amministrazione repubblicana . Tra questi potrebbe esserci qualche passo verso un'apertura alle associazioni abortiste, che hanno chiesto nelle ultime ore di abrogare il provvedimento che vietava gli aiuti pubblici alle organizzazioni che pratichino o consiglino l'aborto.
Il vescovo Joseph Martino di Scranton - la città del vicepresidente eletto Joe Biden, cattolico - attacca il numero due dell'amministrazione: "Non posso tollerare che il Vicepresidente eletto venga qui a dirci che qui è fondata la sua etica quando quella etica è del tutto contraria agli insegnamenti della Chiesa cattolica". Duro anche l'arcivescovo di Kansas City Joseph Neumann: i politici "non possono lasciare i loro principi alla porta del parlamento". Neumann se la prende con la governatrice del Kansas Kathleen Sebelius, altra cattolica democratica a favore dell'aborto, che ha più volte invitato a smettere di comunicarsi.
Un passo ufficiale nei confronti di Obama potrebbe venire nei prossimi giorni proprio da un suo concittadino, il cardinale di Chicago Francis E. George, attuale presidente della Conferenza Episcopale Americana, che sta lavorando a un documento da presentare alla riunione autunnale dell'assemblea.
Alcuni vescovi hanno suggerito che la posizione della Conferenza includa la considerazione che "aggressive politiche in favore dell'aborto" costituiscano "un attacco alla Chiesa". La preoccupazione dei vescovi riguarda anche gli ospedali cattolici che da un eventuale allargamento dei diritti potrebbero vedersi obbligati ad applicare le pratiche abortive.
Nei mesi scorsi i vescovi americani si erano scagliati contro la presidente della Camera, Nancy Pelosi, che aveva definito "controversa" la definizione di inizio della vita embrionale fatta dalla Chiesa cattolica. Interpellato sullo stesso argomento Obama aveva risposto che "indicare un limite preciso per l'inizio della vita", andava oltre le sue competenze.