"Gesù di Nazaret" Testo scritto da Benedetto XVI
Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, "Gesù di Nazaret", Rizzoli, Milano, 2007, pp. 448, euro 19,50.
Da oggi, ottantesimo compleanno della nascita e del battesimo di Benedetto XVI, l'attesissimo suo libro su "Gesù di Nazaret" è in vendita nella lingua originale tedesca e nelle versioni italiana, polacca e greca, cui presto seguiranno le traduzioni in una ventina di altre lingue: inglese, francese, spagnolo, portoghese, catalano. olandese, svedese, sloveno, croato, serbo, ceco, slovacco, lituano, ungherese, maltese, coreano.
"Gesù di Nazaret" è la prima parte di un'opera in due volumi che Joseph Ratzinger ha ideato molti anni fa come parte di un suo "lungo cammino interiore" alla ricerca del "volto del Signore". Egli ha scritto i primi quattro capitoli prima di essere eletto papa e i successivi sei, "usando tutti i momenti liberi", dopo.
In questo primo volume il racconto comincia col battesimo di Gesù nel Giordano e arriva fino alla sua trasfigurazione sul monte Tabor. Mentre il secondo volume arriverà alla passione, morte e risurrezione, con un capitolo dedicato anche ai racconti dell'infanzia: l'annunciazione, la nascita, i Magi, la fuga in Egitto.
L'intenzione di Ratzinger nel scrivere questo libro è da lui spiegata nella prefazione: presentare agli uomini d'oggi il Gesù dei Vangeli come il Gesù storicamente reale, vero Dio e vero uomo.
Per Benedetto XVI, nei Vangeli si trovano tutti gli elementi per affermare che il personaggio storico Gesù è anche realmente il Figlio di Dio venuto sulla terra per salvare l’umanità e, pagina dopo pagina, guida il lettore – credente ma anche non credente – nella ricerca e nella scoperta del suo vero volto.
Il libro è fatto di una prefazione, già resa pubblica dallo scorso novembre, di un'introduzione, di dieci capitoli e di una guida bibliografica.
Nell'introduzione, Benedetto XVI presenta Gesù come il "nuovo Mosè" annunciato dall'Antico Testamento nel libro del Deuteronomio: "un profeta con il quale il Signore parlava faccia a faccia". Anzi, molto di più: se Mosè non potè contemplare il volto di Dio ma solo vederne "le spalle", Gesù è non solo amico di Dio ma suo Figlio unigenito, è "nel seno del Padre" e quindi lo può rivelare: "Chi vede me vede il Padre".
Il primo capitolo è dedicato al battesimo di Gesù nel Giordano. Immergendosi nelle acque Gesù "accetta la morte per i peccati dell'umanità". Mentre la voce dal cielo che lo indica come il Figlio di Dio prediletto "è il rimando anticipato alla risurrezione". Il percorso della sua vita è già delineato.
Capitolo secondo: le tentazioni di Gesù. Per salvare l’umanità, Gesù deve vincere le tentazioni principali che minacciano, in forme diverse, gli uomini di tutti i tempi e, trasformandole in obbedienza, riaprire la strada verso Dio, verso la vera Terra promessa che è il "regno di Dio".
Il capitolo terzo è dedicato, appunto, al Regno di Dio, che è la signoria di Dio sul mondo e sulla storia ma si identifica nella stessa persona di Gesù, vivo e presente qui e ora. In Gesù "Dio viene incontro a noi, regna in modo divino cioè senza potere mondano, regna con l’amore che va 'sino alla fine'”.
Capitolo quarto: il discorso della montagna. In esso Gesù appare come il "nuovo Mosè" che porta a compimento la Torah, la legge. Le Beatitudini sono i punti cardine della nuova legge e, al tempo stesso, un autoritratto di Gesù. La legge è lui stesso: "È questo il punto che esige una decisione e perciò è il punto che conduce alla croce e alla risurrezione".
Capitolo quinto: la preghiera del Signore. Messosi alla sequela di Gesù, il credente può invocare il Padre con le parole da lui insegnate: Il Padre nostro. Benedetto XVI lo spiega punto per punto.
Capitolo sesto: i discepoli. La comunanza con Gesù raccoglie i discepoli nel "noi" di una nuova famiglia, la Chiesa, che a sua volta è inviata a portare il suo messaggio nel mondo.
Capitolo settimo: le parabole. Benedetto XVI ne illustra natura e scopo e poi ne commenta tre, tutte del Vangelo di Luca: quella del buon samaritano, quella dei due fratelli e del padre buono, quella del ricco epulone e del povero Lazzaro.
Capitolo ottavo: le grandi immagini giovannee. Ossia: l'acqua, la vite e il vino, il pane, il pastore. Il papa le commenta ad una ad una, dopo aver spiegato chi era l'evangelista Giovanni.
Capitolo nono: la confessione di Pietro e la trasfigurazione. Ambedue gli eventi sono momenti decisivi per Gesù come anche per i suoi discepoli. Mostrano con chiarezza qual è la vera missione del Figlio di Dio sulla terra e qual è la sorte di chi vuole seguirlo. Gesù, il Figlio del Dio vivente, è il Messia atteso da Israele che, attraverso lo scandalo della croce, conduce l’umanità nel "regno di Dio", alla libertà definitiva.
Capitolo decimo: le affermazioni di Gesù su se stesso. Benedetto XVI ne commenta tre: "Figlio dell'Uomo", "Figlio", "Io Sono". Quest’ultimo è il nome misterioso con cui Dio si rivelò a Mosè nel roveto ardente e con cui i Vangeli fanno intravedere che Gesù è quello stesso Dio.
Qui termina il primo volume del papa su Gesù di Nazaret. Ma interessante è anche l'appendice finale in cui l'autore fa da guida ai lettori nella sterminata bibliografia sulla materia. Per ognuno dei suoi dieci capitoli, Ratzinger cita i principali libri a cui si è riferito e che possono essere letti per un approfondimento. Inoltre indica "alcuni dei più importanti e recenti libri su Gesù", tra i quali quelli di Joachim Gnilka, Klaus Berger. Heinz Schürmann, Thomas Söding, Rudolf Schnackenburg, John P. Meier. Dell'opera di quest'ultimo, in tre grossi volumi pubblicati in Italia dalla Queriniana col titolo "Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico", scrive:
"Quest'opera in più volumi di un gesuita americano rappresenta sotto molti aspetti un modello di esegesi storico-critica, in cui si palesano sia l'importanza sia i limiti di questa disciplina. Merita di essere letta la recensione di Jacob Neusner al primo volume, 'Who needs the historical Jesus?', in 'Chronicles' luglio 1993, pp. 32-34".
All'interpretazione della Scrittura Benedetto XVI dedica questo passaggio del suo libro, nel capitolo sulle tentazioni di Gesù:
"Per attirare Gesù nella sua trappola il diavolo cita la Sacra Scrittura, [...] appare come teologo. [...] Vladimir Solov'ëv ha ripreso questo tema nel suo 'Racconto dell'Anticristo'; l'Anticristo riceve la laurea honoris causa in teologia dall'Università di Tubinga; è un grande esperto della Bibbia. Con questo racconto Solov'ëv ha voluto esprimere in modo drastico il suo scetticismo nei confronti di un certo tipo di esegesi erudita del suo tempo. Non si tratta di un no all'interpretazione scientifica della Bibbia in quanto tale, bensì di un avvertimento massimamente salutare e necessario di fronte alle strade sbagliate che essa può prendere. L'interpretazione della Bibbia può effettivamente diventare uno strumento dell'Anticristo. Non è solo Solov'ëv che lo dice, è quanto afferma implicitamente il racconto stesso delle tentazioni. I peggiori libri distruttori della figura di Gesù, smantellatori della fede, sono stati intessuti con presunti risultati dell'esegesi".
Giuseppe Paccione