L'annuncio di Denis Verdini, coordinatore nazionale di Forza Italia, non tradisce emozione: venerdì il consiglio nazionale del partito azzurro decreterà la confluenza nel Pdl. «Oggi celebriamo un funerale che chiude una storia», dice Marcello Dell’Utri a proposito dei suoi Circoli della libertà riuniti a Montecatini a discutere del futuro del Pdl assieme a mezzo governo: anch’essi si scioglieranno.
Oggi funerali dei Circoli, venerdì di Forza Italia: onorevole Verdini, è d'accordo?
«No, anche perché io sarei il becchino ed è un mestiere che non mi piace molto».
Ma il partito azzurro sparisce.
«Mi sento la levatrice del processo che formerà il più grande partito italiano. È la realizzazione di una storia iniziata nel '94 che già allora prefigurava il partito unico con i moderati, i liberali, i cattolici, i riformisti».
Il percorso è già definito?
«Dopo di noi ogni partito, secondo i propri statuti interni, deciderà la confluenza. A metà marzo si celebra il congresso fondatore».
Come saranno scelti i delegati?
«Alleanza nazionale farà i suoi congressi, noi presto apriremo 10mila gazebo in tutta Italia per indicare i nostri delegati. Il Pdl sarà il partito degli elettori».
Come sono i rapporti con gli altri futuri membri del Pdl?
«Ottimi, dobbiamo soltanto coordinare le diverse modalità con cui arrivare al congresso. I numeri restano quelli fissati: An avrà il 30 per cento dei delegati, noi il 70 in cui daremo spazio ai partiti più piccoli».
Dell’Utri, ricordando l'ostilità di Forza Italia verso i suoi Circoli, ha detto: «Entreremo nel Pdl quando avremo negoziato diritti e doveri». C'è il rischio di perdere pezzi?
«Circoli e club sono nello statuto di Forza Italia. Dell’Utri intende dire che nello statuto del nuovo partito andranno inserite queste realtà innovative. Che sono salutari, basta guardare le belle facce giovani qui presenti che sono una sferzata a far meglio. Senza voler scavalcare la commissione statuto, ho un’idea per come valorizzare i circoli».
Quale?
«La loro funzione sarebbe straordinaria se orientata verso la società civile: il nuovo partito articolato in migliaia dipiccoli circoli presenti nella pubblica amministrazione, in ogni comune, nelle grandi aziende, settore per settore. La gente tende amettersi assieme secondo interessi settoriali».
Continuerete a chiamarli circoli?
«Sì. Se vogliamo fare il partito degli elettori, dobbiamo andare verso queste nuove forme di aggregazione».
Il ministro Andrea Ronchi (An) qui a Montecatini ha messo in guardia dai percorsi calati dall'alto. Alleanza nazionale teme un’annessione a Forza Italia.
«Non esiste rischio di operazioni verticistiche: il Pdl ha già avuto il battesimo più importante in politica, quello degli elettori».
«Non dobbiamo fare la fusione a freddo come è accaduto a Rutelli e Veltroni. Non vogliamo finire come il Partito democratico», ha detto Ronchi.
«Di fatto il grande partito unico esiste già. Il 13 aprile un partito ancora inesistente presentato come simbolo elettorale ha raccolto il 38 per cento. Significa che è una cosa largamente condivisa, con basi solide e un fortissimo consenso degli elettori».
Ma era appunto una coalizione elettorale.
«Tutte le grandi democrazie occidentali, sebbene con sistemi elettorali diversi, sono sostanzialmente bipartitiche. Anche gli italiani voglionoil bipartitismo, Berlusconi ha intercettato questa volontà degli elettori e noi siamo qui per attuarla costruendo il maggiore partito italiano».
Ronchi dice: niente accordi con Casini finché va con il centrosinistra come in Trentino. Concorda?
«Il 13 aprile grandi partiti come Forza Italia e An hanno rinunciato al loro simbolo, l’Udc no. È una separazione strana dopo 14 anni di vita comune: abbiamo gli stessi valori e siamo assieme nel Ppe».
Ma la porta è aperta o no?
«La porta del Pdl è sempre stata aperta con le stesse modalità seguite da chi vi sta entrando. Certo, un conto è restare neutrali tra i partiti maggiori, un altro schierarsi col centrosinistra».
La Lega resterà esterna e federata?
«Sì, è una caratteristica già riscontrata il 13 aprile. Un’alleanza forte, un legame territoriale e politico consolidato da tempo. Sono alleati concorrenti: alleati leali e concorrenti temibili. Al Nord tocca anche a noi esprimere il meglio di noi stessi».