Lo scorso 18 dicembre il consiglio comunale ha esaminato le osservazioni prodotte dal gruppo di Forza Italia e da altri alla variante al PRG adottata dallo stesso consiglio comunale lo scorso 23 aprile per localizzare in area destinata nel P.R.G. a verde pubblico una nuova zona di edilizia agevolata e convenzionata , cioè la oramai desueta 167. I consiglieri comunali di Forza Italia, Devito e Macchia, assente giustificato il capogruppo Fasano, e il consigliere di Alleanza Nazionale Mario Gagliardi, prima della discussione hanno lasciato l’aula dopo aver letto e depositato agli atti un documento in cui hanno rilevato l’impossibilità a discutere le controdeduzioni alle loro osservazioni, avendone avuta disponibilità solo alle 12,30 di venerdì 15 dicembre, in violazione del regolamento che prescrive invece che la documentazione consiliare sia posta a disposizione almeno tre giorni prima del consiglio. D’altra parte il tecnico incaricato di esaminare le osservazioni di Forza Italia alla variante (tutte respinte) si è preso ben sei mesi di tempo per controdedurre alle osservazioni con cui Forza Italia si è opposta ad una variante che se andasse in porto infliggerebbe un colpo mortale alla edilizia privata del nostro paese che già langue, mentre si è preteso che i consiglieri di minoranza esaminassero le peraltro CORPOSE controdeduzioni a firma dell’ing. Colasuonno in soli due giorni e mezzo, compresi un sabato e una domenica. Il che la dice lunga sulla arroganza del sindaco Geronimo e della sua prepotente maggioranza. I consiglieri comunali di opposizione si sono ovviamente riservati di far tenere direttamente all’Ufficio Urbanistico Regionale le loro ulteriori valutazioni intorno alle controdeduzioni firmate dall’ing. Colasuonno, cioè lo stesso redattore della variante, il quale non è sfiorato né da alcun dubbio, né dal rischio di coprirsi di ridicolo sostenendo tesi che si contraddicono tra di loro.
Infatti, checché dica e scriva costui, lo stesso su cui ricade la responsabilità morale della lottizzazione abusiva di via Fleming, come ha ampiamente relazionato il perito di ufficio di quella vicenda, cioè l’ing. Ferri, non di una “variante puntuale” si tratta ma di un vero e proprio stravolgimento degli obiettivi posti alla base del PRG.
Il redattore della “variante puntuale”, a sostegno delle proprie scelte, muove delle critiche al vigente PRG che a suo dire prevede “enormi superfici per zone F” e “indici eccessivamente bassi”.
Ma cosa si intende allora per variante puntuale se si mettono in discussione elementi cardine dello strumento urbanistico che si intende modificare?
Allora, se variante deve essere, senza nascondersi dietro il termine “puntuale”, perché non proporre un incremento degli indici in questione nei comparti esistenti ed una riduzione degli standard ai minimi imposti per legge? Magari prevedendo, in più comparti, insediamenti di tipo 167 di limitate dimensioni, cosa che dal punto di vista urbanistico e sociale sarebbe fortemente auspicabile in quanto concorrerebbe a produrre integrazione sociale anziché, viceversa, la ghettizzazione tipica di insediamenti analoghi a quello che il redattore della variante propone. Le precedenti esperienze torittesi, che sono sotto gli occhi di tutti, insegnano.
Una edilizia economica e popolare diffusa in comparti già individuati dal PRG comporterebbe inoltre evidenti economie legate alle urbanizzazioni, il cui costo ricade sulle casse comunali, cioè di tutti i cittadini.
E’ evidente che il PRG vigente mira a dotare il comune di aree a verde e servizi con vocazione anche sovracomunale, sostenibili e produttivi, prevedendo anche il coinvolgimento di privati, tutto ciò con apprezzabile lungimiranza visto che gli strumenti di cui ora si dispone in tema di investimenti privati in opere e servizi pubblici, all’epoca del concepimento del PRG non erano ancora stati introdotti. E mira anche a realizzare insediamenti con indici non elevati per favorire un tipo di edilizia di migliore qualità, come lo stesso redattore della variante ammette.
Quello che invece determinerebbe la variante adottata il 23 aprile scorso redatta dall’ing. Colasuonno, non è altro che la realizzazione di una nuova periferia al posto di zone F destinate ad attrezzature pubbliche di interesse generale, applicando, stranamente (o no?!?), indici di fabbricabilità che non hanno eguali nelle zone di espansione previste dal PRG.
Né sono sufficienti a giustificarla i giochi di prestigio dell’ing. Colasuonno in materia di previsioni demografiche, su cui pure occorre far chiarezza.
Come si può agevolmente rilevare dai dati demografici disponibili e dalla conoscenza diretta delle motivazioni reali che sono alla base delle comunque poche emigrazioni in altri comuni, solo in alcuni casi queste dipendono dalla difficoltà di reperire alloggi in Toritto.
Ed in questi casi comunque sono semplicemente indice di un problema contingente legato ai tempi di attuazione del PRG che si stanno dilatando per l’evidente incapacità della “politica” di favorirne il decollo.
La proposta di variante rappresenta, a parer nostro, il tentativo di individuare una scorciatoia urbanisticamente non corretta visto che in questo ambito e non solo, tutto ciò che è puntuale e avulso dal contesto è destinato a produrre effetti negativi che si evidenziano inesorabilmente con il tempo.
Di qui il nostro convincimento che questa variante costituisce un colpo mortale alla edilizia privata del nostro paese e, di conseguenza, alle stesse attese dei proprietari che sui suoli edificabili, anche quelli non ancora oggetto di piani lottizzatorii, pagano l’ICI, mentre la mano pubblica, inserendo nel P.R.G. nuove aree edificabili, allontana i tempi di possibile sfruttamento dei loro suoli e comunque ne diminuisce il valore.