di Giorgio Calì e Filippo Gadd
Gli italiani sanno poco di energia atomica e temono per le questioni legate alla sicurezza delle centrali e alla gestione delle scorie radioattive. Eppure molta gente sarebbe disposta a cambiare opinione se avesse delle informazioni chiare a riguardo. Ecco come si può coltivare il consenso intorno all’opzione nucleare.
Il supporto dell’opinione pubblica è uno dei fattori chiave che rendono un paese “appetibile” per un investimento nell’energia nucleare. Recenti eventi internazionali (come l’incremento nei prezzi energetici e il dibattito a riguardo del cambiamento climatico) e il continuo interrogarsi e discutere sul ritorno del nucleare, non solo in Italia ma in molti altri paesi europei, ha fatto sì che, naturalmente, il pubblico abbia cominciato a conoscere più in dettaglio cos’è l’energia nucleare e cosa può offrire.
In alcuni paesi questo processo naturale è stato aiutato da una campagna informativa dei vari governi – si vedano i casi della Finlandia e della Gran Bretagna – attraverso vari processi consultativi. E sembra che l’opinione pubblica si stia spostando rapidamente verso un atteggiamento più favorevole e possibilista. Questo sta accadendo non solo in Europa ma anche in Italia.
Secondo il sondaggio reso noto da Eurobarometro nel mese di giugno 2008, in Europa la percentuale tra favorevoli (44 per cento) e contrari (45 per cento) all’utilizzo del nucleare per la produzione di energia elettrica è ormai simile, con gli indecisi all’11 per cento. Ma il trend è chiaramente favorevole ai sostenitori. Un precedente sondaggio di Eurobarometro del 2005, infatti, registrava una percentuale del 54 per cento contraria al nucleare, contro il 37 per cento a favore (gli indecisi erano l’8 per cento). Da notare che il sostegno all’energia nucleare è più forte nei Paesi che già utilizzano tale fonte di energia.
Lo stesso sondaggio ha rilevato che in Italia la percentuale dei cittadini favorevoli al nucleare è aumentata dal 30 per cento del 2005 al 43 per cento attuale, mentre i “contrari” sono scesi dal 55 per cento al 45 per cento (gli indecisi si sono incrementati dall’8 al 11 per cento). In tutta Europa, rispetto al sondaggio di tre anni fa, sono proprio gli italiani che hanno fatto registrare il maggior incremento a favore, cosa molto significativa in quanto in Italia non ci sono centrali nucleari attualmente in servizio.
Va sottolineato come siano i cittadini che si considerano “bene informati” sulla tecnologia nucleare ad essere quelli più favorevoli. Il livello di informazione è rilevante, perché, in generale, i cittadini europei dichiarano di sentirsi poco informati. Sempre secondo Eurobarometro, le conoscenze degli europei sulla tecnologia nucleare sono comunque limitate, in particolare riguardo la sicurezza e la gestione dei rifiuti. E sono proprio gli aspetti della sicurezza e della gestione dei rifiuti quelli considerati fondamentali dagli oppositori del nucleare.
Quasi il 40 per cento dei contrari afferma che sarebbe disposto a cambiare opinione se esistesse una soluzione definitiva e sicura per la gestione dei rifiuti radioattivi. Questo risultato è una chiara indicazione di come una politica di informazione e di consultazione con i cittadini costituisca un elemento importante nell’aumentare il sostegno per il nucleare.
Infine, gli europei riconoscono che l’energia nucleare ha numerosi aspetti positivi. La grande maggioranza ammette che il ricorso al nucleare è vantaggioso perché permette di diversificare positivamente le fonti di energia (64 per cento), riduce la dipendenza dagli idrocarburi (63 per cento) e consente di lottare efficacemente contro l’effetto serra (62 per cento).
Ancora più recente è un sondaggio della Demos, condotto in Italia nell’Ottobre 2008. Il sondaggio mostra un’opinione pubblica aperta verso l’opzione nucleare – i favorevoli alla costruzione di centrali nucleari in Italia sono il 47 per cento, mentre il 44 per cento rimane contrario all’ energia nucleare, con gli indecisi al 9 per cento. I dati raccolti dalla Demos illustrano anche come le opinioni mutano leggermente quando la domanda su una generica centrale nucleare viene spostata nella provincia di residenza dell’intervistato: i contrari alla costruzione, in questo caso, crescono al 50 per cento, mentre quanti si dicono comunque "a favore" sono il 41 per cento (il 9 per cento rimane incerto).
Altri risultati mostrano come i maschi siano più favorevoli delle donne; gli “over 45” siano più favorevoli dei giovani; il nord più favorevole del centro o del sud. Infine, gli elettori di destra (PdL, Lega Nord) e Udc si distinguono per essere favorevoli a un rilancio del nucleare, mentre diffidenza e opposizione si ritrovano tra gli elettori del Pd, dell’IdV e in particolare della Sinistra Arcobaleno.
Ma in genere, questi due sondaggi (condotti nel 2008) mostrano come l’opinione pubblica in Italia (così come in Europa) stia cambiando e come stia emergendo una base (e una maggioranza) di cittadini a favore del nucleare. Un’adeguata politica informativa e un serio processo consultivo – da far partire probabilmente una volta che il corrente disegno di legge sia stato approvato – creerebbero una base ancora più numerosa che renderebbe più sicuro un investimento nel nucleare, a fronte anche di mutamenti futuri nella compagine governativa. In questo modo diventerebbe più probabile una politica bi-partisan sul nucleare (un elemento ritenuto importante nel rilancio del nucleare in Gran Bretagna).