Anche il presidente di Forza Italia, on. Sivio Berlusconi, ha presenziato ai lavori del congresso dei DS apertosi questo pomeriggio a Firenze. E' stato il segretario Fassino a tenere il discorso introduttivo di quello che dovrebbe essere l'ultimo congresso dei DS che si scioglierà per confluire nel costituendo Partito Democratico insieme alla Margherita il cui congresso si apre invece a Roma domani 20 aprile. Il cammino del nuovo partito non sarà facile per le numerose defezioni che già si sono verificate, specie nei DS, e per quelle, le più vistose e corpose, che domani saranno annunciate da Mussi, il ministro dell'Università, che capeggia la mozione di minoranza che ha ottenuto nei congressi di base circa il 25% dei consensi. Mussi ha già annunciato che domani dopo il suo intervento in congresso lui e i suoi abbandoneranno i lavori per promuovere la costituzione di un nuovo gruppo che intende confluire in una formazione di sinistra in aperta concorrenza con il partito democratico. A Mussi si è rivolto l'on. Fassino invitandolo a non lasciare ma nello stesso tempo Fassino ha lanciato un ponte alla opposizione capeggiata da BERLUSCONI al quale ha detto due cose: la prima che la maggioranza è disposta a lavorare per una legge elettorale di larghe intese (cosicchè lasciando con il cerino in mano l'on. Casini che rimane così da solo a sostenere il modello tedesco), la seconda che "maggioranza e minoranza devono nutrire reciproco rispetto e che gli devono considerare gli altri come avversari e non come nemici". Belle parole, certamente pronunciate in buona fede, data la circostanza e come tale considerate dall'on. Berlusconi che infatti le ha apprezzate. Peccato però che esse siano solo, appunto, belle parole, destinate ad evaporare non appena si oltrepassa il confine della circostanza e si ritorna nell'agone della politica di tutti i giorni. Basta Scorrere i giornali per rendersi conto che Fassino dice una cosa e tutti quelli del suo partito ne praticano un'altra: per quelli non esistono avversari, ma solo nemici, possibilmente da "sterminare", magari non con le pistole come nel campus universitario americano, ma anche solo con le parole, come insegnava Lenin che messo in naftalina per l'occasione, rispunta all'orizzonte e dal tascapane dei militanti comunisti quando meno te lo aspetti. Ovunque essi militino.