“It’s no time to go wobbly” disse Maggie Thatcher a Bush senior nell’agosto del 1990 dopo l’invasione irachena del Kuwait. La crisi era grave e una soluzione era necessaria anche se potenzialmente difficile e controversa – non c’era tempo per temporeggiamenti.
Alla stessa maniera è tempo di dire ‘it’s no time to go wobbly’ quando parliamo del ritorno del nucleare in Italia. Le sfide che ci aspettano nel futuro sono imponenti, le scelte difficili e, in alcuni circoli controverse, ma come nel 1990 (con le ovvie e dovute differenze) esse sono chiare: è tempo di adottare una politica energetica seria e di lungo termine.
Il Ddl manovra (1195) che contiene la delega al Governo per il ritorno al nucleare è il primo, fondamentale passo in questa direzione. Ma al momento è fermo in Senato, la discussione su eventuali modifiche è stata rimandata a gennaio prima di un ritorno alla Camera. Il rischio di un'estensione dei tempi esiste. E' quindi importante che non slitti oltre e che tutti i vari processi normativi continuino di pari passo.
Come abbiamo visto nel caso del Sud Africa, quando si comincia a temporeggiare c’è il rischio che tutto crolli. Eskom, la principale compagnia elettrica Sudafricana, ha recentemente annunciato la decisione di rimandare a tempo indeterminato il programma per nuove centrali nucleari, apparentemente a causa dei costi elevati e dei dubbi sulla finanziabilità dei progetti nel contesto finanziario attuale. Anche se ci sarebbero speculazioni che la crisi politica negli ultimi mesi non abbia aiutato per nulla, ma abbia anzi contribuito in maniera determinante alla decisione finale di Eskom.
Fino ad alcuni mesi fa il Sud Africa era uno dei paesi più appetibili per quanto riguarda nuovi investimenti nel nucleare. Ma ora tutto è rimandato. Quindi è chiaro che nel contesto odierno (di limitati investimenti) qualsiasi segnale di dubbio o improvvisi ritardi nel processo politico possano portare a rapido cambiamento della situazione.
Ma come dimostra l’approvazione del pacchetto clima dell’Unione Europea, avvenuto venerdì scorso, la sfida per creare un’energia pulita non si allontana, ma anzi diviene ancora più rilevante. Il ritorno del nucleare in Italia diventa un punto chiave per permettere al nostro paese di avere la flessibilità necessaria a raggiungere gli obiettivi UE nel 2020 e gli obiettivi più a lungo termine di riduzione delle emissioni di CO2.
Nelle prossime settimane (e nei prossimi mesi) è quindi importante mantenere e monitorare i progressi per il ritorno dell’energia nucleare in Italia. In primo luogo l’approvazione del decreto legge sulla delega al nucleare. In secondo luogo la convocazione di una conferenza sulla strategie energetica nazionale. Infine, ma non meno importante, l’introduzione delle varie modifiche necessarie al quadro normativo:
- Snellimento della normativa esistente in tema di autorizzazioni alla costruzione e alla gestione delle nuove centrali;
- Definizione di un processo che chiarisca i criteri di scelta per l'individuazione dei siti delle centrali nucleari, includendo per esempio l’introduzione di indennizzi per i Comuni interessati;
- Definizione normativa degli impianti e delle relative infrastrutture quali opere “di interesse nazionale”, sul modello dei “National Policy Statements” adottati nel Regno Unito;
- Introduzione del modello dello “one step licensing”, con riconoscimento normativo della licenziabilità in ambito nazionale delle tipologie di impianto già licenziate all’estero (evitando l’eccessiva complessità e ridondanza degli adempimenti altrimenti richiesti);
- Creazione della nuova Autorità di controllo (Agenzia per la sicurezza nucleare);
- Ampio ricorso a un processo di consultazione pubblica, sia a livello nazionale (attraverso una Consultazione simile a quella intrapreso dal governo inglese), sia e a livello locale;
- Individuazione di soluzioni al problema delle scorie radioattive.
Fino ad oggi il governo e la maggioranza hanno dimostrato volontà politica di intraprendere le necessarie misure per stabilire una politica energetica seria. Per dare sicurezza agli investitori e all’opinione pubblica che i progressi continueranno è importante non temporeggiare. Nel nuovo anno ‘it’s no time to go wobbly!’.