di Mario Giordano
Che le inchieste di certi magistrati spesso abbiano la consistenza di un budino nel frullatore non lo scopriamo oggi. Almeno al Giornale. Sappiamo bene pure che certi magistrati viziati di narcisismo usano la toga come i provini del Grande Fratello: convocherebbero per un interrogatorio anche Polifemo, la maga Circe e i vampiri di Twilight pur di avere un po’ di notorietà. E non si preoccupano se i loro castelli di accuse hanno la stessa durata del giornale che li riporta: il giorno dopo, al massimo servono per avvolgere le patate al mercato.
Per capirci: non ci stupisce che il tribunale del riesame ora respinga la richiesta d’arresto per il deputato Pd Salvatore Margiotta e dica che l’accusa di associazione per delinquere ipotizzata dal pm Woodcock non sta in piedi. Così come non ci ha stupito qualche giorno fa la decisione del gip di rimettere in libertà il sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso. Quello che ci stupisce è la corsa degli ex adoratori dei giudici a usare queste notizie per tentare di archiviare in tutta fretta l’imbarazzante vicenda della Tangentopoli Pd. Come se fosse stato un brutto incubo prenatalizio: poi, si sa, viene l’Epifania che tutti i reati si porta via.
Ma sì: peggio del giustizialismo peloso pensavamo non ci fosse nulla. Ora scopriamo il garantismo peloso. È quello di chi legge le ordinanze dei tribunali a righe alterne, dimenticando per esempio che a Pescara il quadro indiziario non è svanito ma si è aggravato e che a Potenza, comunque, permangono gravi accuse di corruzione e turbativa d’asta. Ma soprattutto è quello di chi dimentica che il garantismo, per essere tale, non può ridursi a una concessione del gip: non si fonda su una frettolosa revisione del capo d’imputazione, ma piuttosto sul principio profondo secondo cui nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva.
Evidentemente, però, i principi, per esprimerli, bisogna averli. Altrimenti il travestimento non regge: la cipria non basta, il trucco non funziona. Perché il Pd oggi così garantista qualche mese fa non ha difeso Ottaviano Del Turco? Forse perché non conveniva? E come si fa ad essere insieme garantisti ed alleati con Di Pietro?
Oggi la realtà è sotto gli occhi di tutti: i fatti dimostrano che Veltroni non è in grado di mantenere il rinnovamento promesso. La pretesa superiorità etica della sinistra è crollata miseramente con l’emergere di logiche spartitorie e di malaffare di bassa lega. Da Napoli a Firenze, dalla Calabria all’Abruzzo gli uomini del Pd si dimostrano inadeguati, inetti e spesso pure pusillanimi, pronti a scaricarsi addosso ogni tipo di veleno, incapaci di responsabilità e anche solo di dignità. A che serve cercare di coprire tutto ciò? A che serve correre dietro alla derubricazione di un reato per dire che non è successo nulla? Noi, che il garantismo non l’abbiamo imparato al Cepu, restiamo convinti che di crimini, fino a sentenza contraria, non ce ne siano. Ma chiudere gli occhi di fronte a un simile cataclisma è peggio di un crimine. È un colossale errore.