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 L’ITALIA DEI LIVORI,di Mario Giordano Data: 06/01/2009
Appertiene alla sezione: [ Opinione ]
Dall’Italia dei Favori all’Italia dei Livori. Di valori, evidentemente, ne devono essere rimasti davvero pochi: sul sito ufficiale del partito di Di Pietro, infatti, è comparso un articolo intitolato «Il paranoico direttore». Sotto, modestamente, la mia foto. Nel testo mi si accusa di «infermità mentale», elaborando una fulminante diagnosi psichiatrica che intravede in me «quadri di delirio sistematizzato», «azione coartata all’idea delirante che prevale» e dunque «incapacità, se non di intendere, certo di volere». Di fatto sarei, in virtù della mia pazzia, «pericoloso per me e per gli altri». La ragione della pericolosità, s’intende, è il fatto che il Giornale abbia osato porre a Di Pietro alcune domande. A cui, per altro, Di Pietro non ha ancora dato risposta.
Evidentemente quando si finiscono gli argomenti, cominciano gli insulti. Così è, anche se non vi pare. Spiace dover parlare di noi, ma i lettori devono sapere, il fatto è di una gravità assoluta. Mai prima d’ora sul sito ufficiale di un partito della Repubblica era stato attaccato in modo così violento e volgare il direttore di un giornale. Quando qualche settimana fa Berlusconi criticò le vignette e i titoli di alcuni giornali si levò (e noi scrivemmo: giustamente) il coro in difesa della libertà di stampa. E allora si trattava di frasi pronunciate in un colloquio informale, a margine di un incontro coi giornalisti. Qui, invece, siamo di fronte a un attacco che parte dal sito ufficiale del partito Idv: una vera aggressione squadrista, non casuale, ma organizzata e meditata.
L’autore del saggio di psichiatria formato Ikea, questo piccolo Freud del Toys Center, infatti, non è un militante qualsiasi: è un esponente di spicco dell’Idv: Luigi Li Gotti, senatore della Repubblica, già sottosegretario nel governo Prodi. Ora: si può tollerare che un parlamentare offenda in questo modo un giornale? Non è un insulto, oltre che alla ragione, anche all’istituzione che rappresenta? E che cosa sarebbe successo se parole simili fossero state rivolte, a un qualunque giornale, da un qualsiasi esponente del centrodestra?
Per quanto riguarda l’oggetto dell’accusa, lo confessiamo: è vero, siamo paranoici. Se porre alcune domande e pubblicare inchieste significa essere paranoici, ecco: noi lo siamo. Se non demordere prima di avere avuto certezze e risposte chiare significa essere paranoici, ecco: noi lo siamo. Ma pur con tutti i nostri difetti, noi non abbiamo mai insultato l’onorevole Di Pietro: le malattie mentali preferiamo lasciarle nei luoghi deputati (e «deputati» sia detto senz’offesa). D’altra parte, visto che Tonino replica ai nostri quesiti e ai nostri documenti minacciando querele, bene, sappia che adesso in tribunale ci vedremo davvero. Lo querelerò io.
Il problema, però, è più grande del risarcimento che mi dovrà pagare. Il problema è il carico d’odio che si porta dietro quest’uomo. Per capirlo basta leggere il pacato dibattito che segue l’articolo psichiatrico, dove i militanti dell’Idv, eccitati dai loro leader, si scatenano in ogni forma di insulto e minaccia, compresa la minaccia di morte e relativo augurio di mettermi «a testa in giù». Questi sono i loro Valori, questa è la loro idea di democrazia. Vi rendete conto? Vanno in piazza e occupano Internet dicendo che vogliono difendere la libertà di informazione e poi se un giornale poco poco a loro non piace annunciano che metteranno il direttore «a testa in giù». Ditemi voi se questa non è gente da combattere in tutti i modi. Tutti i giorni. A costo di sembrare paranoici.

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