Una sorpresa per l’ultimo tassello. La scelta dell’uomo che dovrà dirigere l’intelligence americana non è stata facile per Barack Obama. Troppi i candidati validi ma “macchiati” dal loro rapporto con l’amministrazione Bush, con la gestione di Michael Hayden, gli anni delle tecniche di interrogatorio come il waterboarding, dei voli segreti, delle torture nelle carceri di altri paesi, di Guantanamo. Tutte cose pesantemente criticate dal prossimo presidente durante la campagna elettorale. E così la scelta è caduta su un outsider dei servizi segreti, ma politico navigato: si tratta di Leon Panetta. Settant’ anni, ex deputato ed ex capo di gabinetto di Bill Clinton, Panetta è figlio di emigranti calabresi che aprirono un ristorante a Monterrey, in California. Il cugino Domenico Panetta, ex sindaco di Siderno, nella Locride, ha rivelato all’Ansa: “Parla perfettamente il dialetto calabrese”. Panetta stesso è stato molto critico con le azioni della Cia negli ultimi anni. Una scelta di rottura con il recente passato, quindi, quella di Obama. Una scelta che non si sa ancora come potrà essere accolta dai servizi segreti, “in passato piuttosto restii ad accettare comandanti estranei al mondo dello spionaggio” scrive il NY Times.
Per il momento la decisione del futuro Commander in Chief ha suscitato più di una perplessità anche in campo democratico: due senatori della commissione che si occupa di intelligence, Dianne Feinstein e John D. Rockfeller IV hanno espresso perplessità sull’esperienza di Panetta in ambito di servizi segreti. Ma l’esperienza politica non manca all’ex capo di gabinetto di Bill Clinton e componente dell’ Iraq study group. Panetta è una figura storica del congresso e ha un passato da repubblicano nell’amministrazione Nixon (prima del 1971, quando passò con i democratici). Pertanto è difficile che il Senato non approvi la sua nomina. E che il settantenne italoamericano non si ritrovi a lavorare in stretta collaborazione con la moglie del suo ex capo, da febbraio Segretario di Stato.