Tutti d'accordo, nella maggioranza, con i sei punti sulla giustizia del presidente della Camera Gianfranco Fini ma "stavolta la riforma si fa" con o senza la sinistra. E' il premier Silvio Berlusconi a portare ancora avanti la coalizione di governo sulla giustizia. Dopo il coro bipartisan che ha accolto il 'piano' di Fini oggi Berlusconi ribadisce la linea del decisionismo. "Sono sicuro - dice il premier in collegamento telefonico alla kermesse 'Neveazzurra' - che questa volta la riforma della giustizia la faremo. Con la sinistra se possibile, con i numeri della nostra maggioranza se la sinistra non vorrà partecipare". E il Pd dice no a "diktat e ultimatum".
Insomma, il dialogo o meno con l'opposizione non è una condicio sine qua non per la riforma perchè, insiste Berlusconi, "il piano della riforma ormai lo abbiamo chiaro, e gli italiani lo attendono". Tanto che il Guardasigilli Angelino Alfano proclama il 2009 l'anno del varo complessivo della riforma. Nel merito, spiega Alfano, c'è una "convergenza completa nel metodo e nel merito, senza alcuna dissonanza" con le proposte di Fini che anzi "condivide il testo del governo sulle intercettazioni, la separazione delle carriere, il correttivo all'obbligatorietà azione penale, il biasimo al correntismo".
Sulla materia calda delle intercettazioni Alfano ribadisce che i reati contro la pubblica amministrazioni non saranno esclusi dalla normativa sull'uso di questo strumento. Cosa già scritta "nel testo varato dal Cdm presieduto dal premier" e che "non potrà" mutare nel percorso parlamentare. Resta ferma, però, la volontà dell'esecutivo di fare in modo che le intercettazioni "non diventino il grande fratello o meglio l'orecchio di Dionisio".