Il Piano di stimoli per l'economia proposto al Congresso dalla Casa Bianca capovolge decenni di rivoluzione reaganiana. Dai sussidi alle arti a quelli per l'ambiente, passando per l'istruzione e i trasporti, il presidente ha accontentato praticamente tutti i gruppi di pressione democratici.
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“Non sprecare una vera crisi. Quello che voglio dire è che una crisi è un’opportunità di fare cose che non hai ma potuto fare”. E’ quello che ha detto a novembre il capo del Gabinetto della Casa Bianca Rahm Emanuel e, senza dubbio, i democratici al Congresso stanno proprio prendendo sul serio questo consiglio. Ci stanno vendendo come uno “strumento di stimolo” un provvedimento fatto di 647 pagine e 825 miliardi di dollari ma, ora che i democratici hanno diffuso i suoi dettagli, possiamo capire molto meglio cosa voleva dire Rahm. Il fatto di riuscire a spendere soldi praticamente per ogni proposta dei democratici che è stata soffocata negli ultimi 40 anni, è tutto un prodigio politico.
Abbiamo analizzato il provvedimento, e davvero non riusciamo a credere ai nostri occhi. C’è un miliardo per Amtrak, la rete ferroviaria americana che non è riuscita a produrre profitti negli ultimi 40 anni; 2 miliardi in sussidi per la cura dei bambini; 50 milioni per quell’“ottimo meccanismo” destinato a creare nuovi posti di lavoro, com’è la National Endowment for the Arts (Dotazione nazionale per le arti, ndt); 400 milioni per la ricerca sul riscaldamento globale e altri 2,4 miliardi per progetti destinati al “sequestro del carbonio” (una tecnica per riutilizzare il carbonio concentrato nell’atmosfera, ndt). Tra tutti questi miliardi, c’è persino spazio per i 650 milioni distribuiti per pagare i coupon di conversione della tv digitale.
Quando ci ha venduto il piano, il presidente Obama ha detto che questa norma servirà per fare “spettacolari investimenti con lo scopo di far rivivere la nostra economia in declino”. Beh, potete giudicare voi stessi. Circa 30 miliardi, meno del 5% del totale del provvedimento, sono destinati alla riparazione dei ponti e di altri progetti di autostrade. Ci sono altri 40 miliardi per lo sviluppo della banda larga e della rete elettrica, e per investimenti su progetti per aeroporti e acqua pulita, interventi che sono delle priorità meritevoli anche se contestabili.
Aggiungete i circa 20 miliardi di dollari dei tagli alle imposte d’impresa e che, secondo le nostre stime, solamente 90 degli 825 miliardi – pari a 12 centesimi per ogni dollaro – è destinato a qualcosa che può essere considerato in modo attendibile uno stimolo alla crescita. La maggior parte di questi progetti, poi, probabilmente non sono neanche capaci di aiutare l’economia nell’immediato. Così come un anno fa aveva detto al Congresso Peter Orszag, il nuovo direttore del bilancio di Obama, “quei lavori pubblici che sono stati messi in disparte per molto tempo, non possono essere avviati con una velocità tale da stimolare l’economia in tempo”.
La maggior parte delle spese restanti del progetto andrà a finire in cose tipo il finanziamento dell’energia rinnovabile (8 miliardi) o dei trasporti pubblici (6 miliardi), settori che hanno un utile sul capitale investito basso o negativo. La maggioranza dei sistemi di trasporto urbano sono così mal gestiti che le loro tariffe coprono meno della metà dei loro costi. Tuttavia, la gente che lavora in questi sistemi appartiene ai sindacati dei lavoratori pubblici che sono contribuenti della campagna di... indovinate di quale partito?
Ecco un’altra chicca: il Congresso ora vuole spendere altri 600 milioni di dollari destinati al governo federale per comprare nuove macchine. Lo “zio Sam” spende già 3 miliardi all’anno nella sua flotta di 600.000 veicoli. Il Congresso inoltre vuole spendere 7 miliardi per modernizzare gli edifici e le strutture federali. Allo Smithsonian (una struttura che ospita 19 musei e 9 centri di ricerca, ndt) spetteranno 150 milioni; amiamo lo Smithsonian, certo, ma questo è davvero un modo di creare posti di lavoro?
Un’altro segreto dello “stimolo” è che circa 252 miliardi è destinato ai pagamenti del “trasferimento di redditi” (il sistema di redistribuzione del reddito nel sistema di mercato, ndt), che in realtà non è un investimento che può aiutare davvero la gente, ma si tratta invece di denaro contante o di benefici indirizzati ai singoli individui per non aver fatto nulla. Ci sono 81 miliardi per Medicaid, 36 miliardi destinati a maggiori benefici per i disoccupati, 20 miliardi per il programma di sostegno alimentare (alle frange di reddito più basse) e 83 miliardi per i crediti derivati dalla partecipazione in un commercio o un’impresa, destinati a chi non paga imposte sui redditi. Se è pur vero che parte di queste iniziative possono essere giustificate dal fatto di voler aiutare gli americani più poveri a superare questa recessione, nessuna favorisce la creazione di posti di lavoro.
Per quanto riguarda l’accountability (la “promessa di responsabilità”, ndt) circa 54 miliardi andranno ai programmi federali che tanto l’Ufficio della Gestione e del Bilancio quanto l’Ufficio della Responsabilità di Governo hanno già criticato perché “inefficaci” o incapaci di superare le verifiche finanziarie di base. Tra queste ci sono l’Amministrazione per lo Sviluppo Economico, l’Amministrazione per la Piccola Impresa, i 10 programmi federali di tirocinio, e molti altri.
Ah, e non dimenticatevi dell’istruzione, che otterrà 66 miliardi in più. Questa cifra è maggiore di quella spesa da tutto il Dipartimento della Educazione solo 10 anni fa e supera quella precedentemente raddoppiata dal presidente Bush. Di questa cifra, circa 6 miliardi serviranno a sovvenzionare progetti di costruzione di edifici universitari. Se pensate che l’intenzione sia quella di aiutare i bambini a imparare, a pagina 257 l’atto chiarisce che “Nessun destinatario... dovrà usare questi fondi per fornire assistenza finanziaria agli studenti con l’obiettivo di frequentare scuole private elementari o secondarie”. Orrore! Parte di quel denaro potrebbe andare a professori non sindacalizzati.
La questione più fiscale è se tutta questa prospera spesa diventerà parte della “base di bilancio” annua che il Congresso utilizza come punto di riferimento quando deve essere calcolato l’aumento della spesa per l’anno successivo e per il futuro. I democratici insistono che non sarà il nuovo riferimento. Ma è difficile – anzi, impossibile – credere che l’anno prossimo il Congresso taglierà le spese di questi programmi rispetto ai loro nuovi, e più elevati, livelli. La cosa più probabile è che questa emergenza di spesa diventerà un costo aggiuntivo rispetto alle spese federali, per di più incrementando la pressione sull’aumento delle imposte. Ogni Blue Dog democratico (una coalizione di membri moderati e conservatori del partito democratico, ndt) che vota per questa tendenza, dovrebbe rivedere subito le sue credenziali di "guardiano del budget".
Si suppone che questa dovrebbe essere una nuova era per l’imparzialità, ma questo provvedimento è stato scritto basandosi sulla lista dei desideri di ogni singolo gruppo di interesse democratico. Come ha detto il presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, “Abbiamo vinto le elezioni. E abbiamo anche scritto la legge”. Hanno fatto proprio così. I repubblicani, quindi, dovrebbero lasciare che si prendano tutti i meriti.
Traduzione di Fabrizia B. Maggi
Tratto da The Wall Street Journal