Pubblichiamo l’intervista a "il Giornale" del coordinatore nazionale di Forza Italia, Denis Verdini, pubblicata il 1°febbraio 2009
Che siano "mesi impegnativi" Denis Verdini non lo nasconde. Perché, spiega il coordinatore di Forza Italia, "un partito che nasce va seguito come un neonato". E "come i bambini piangono senza una ragione, allo stesso modo piangono i partiti appena nati». Così, «tocca arrovellarsi giorni per riuscirne a capire il motivo". Un paragone innocuo, ma che nel linguaggio solitamente prudente di Verdini - cresciuto alla scuola di Spadolini - racconta anche la fatica di una genesi inevitabilmente complessa. D’altra parte, spiega l’uomo destinato a chiudere i battenti di Forza Italia, «se ormai da anni la base si riconosce più nell’alleanza che nei singoli partiti», è vero anche che «la classe dirigente viene da storie diverse e, fa parte delle cose, ognuno tende a marcare le differenze».
Insomma, il problema è fare la sintesi?
«Ma no, i problemi sono ben altri. In queste settimane ci siamo preoccupati soprattutto di fare chiarezza sui meccanismi interni per non fare la fine del Pd».
Una richiesta che veniva soprattutto da An...
«Come loro tradizione, gli amici di An hanno chiesto di creare dei luoghi di discussione interni. Lo abbiamo fatto, ovviamente nel rispetto delle proporzioni tra Forza Italia e An».
Le decisioni, dunque, saranno prese da organismi all’interno dei quali Forza Italia è rappresentata al 70% e An al 30%?
«Questo nel caso non dovesse esserci l’unanimità».
Come sarà l’organigramma del Pdl?
«Un presidente eletto dal Congresso e una direzione composta da circa 20 persone più i capigruppo di Camera e Senato».
Anch’essa eletta?
«Sarà indicata dal presidente e votata dal Congresso. Il Pdl resta pur sempre un partito presidenziale...».
Eppoi il triumvirato...
«Già, la soluzione più giusta».
In che senso?
«Stiamo parlando dell’unione tra Forza Italia e An, era giusto che anche loro avessero una rappresentanza».
Ecco il triumvirato: Verdini, Bondi e La Russa. Conferma?
«Nomi non ne abbiamo ancora fatti. Anche se mi pare che questa rosa sia la logica conseguenza delle nostre storie politiche: io sono il coordinatore di Forza Italia, Bondi lo è stato prima di me e La Russa è il reggente di An».
Bondi dice che in questo caso sarebbe pronto a dimettersi da ministro...
«È un problema che non esiste e che non verrà mai posto. Eppoi un’eventuale incompatibilità riguarderebbe anche La Russa».
Ricapitoliamo: Berlusconi presidente del Pdl, la direzione e il triumvirato. E Fini?
«Fini è il leader di An e ha un ruolo di grande rilevanza istituzionale che lo vincola. Detto questo, la decisione è sua e non saremmo certo noi ad opporci qualora volesse partecipare in modo diretto al Pdl».
Il simbolo resterà lo stesso?
«Sì. Il Popolo della libertà con in basso la scritta “Berlusconi presidente”».
I cosiddetti «piccoli» dicono di non sentirsi rappresentati...
«Le questioni vanno affrontate una alla volta. Tra Forza Italia e An c’è un’alleanza stabile da 14 anni. Con i “piccoli” ci siederemo presto a un tavolo».
Con l’Udc le porte sono definitivamente chiuse o un’eventuale alleanza alle amministrative potrebbe essere un buon viatico?
«Allearsi alle amministrative è cosa diversa dal dar vita insieme a un partito. Detto questo, continuo a pensare che Casini abbia sbagliato. Da sempre Berlusconi tende la mano al Ppe e anche Fini ha l’ambizione di farne parte. È un peccato che all’appello manchi proprio Casini che del Ppe è stato uno dei fondatori».
Il congresso si terrà a Roma il 27 marzo. Come mai la capitale?
«Il Pdl è un partito che non si accontenta del 38% e che i sondaggi danno già oltre il 40. Ma il nostro obiettivo è creare un polo moderato che arrivi al 50%. Per questo abbiamo scelto Roma, per dare una dimensione nazionale al progetto».
Eppoi finalmente si farà una vacanza...
«Se manco qualche giorno non se ne accorge nessuno. E chi se ne accorge è perché è contento...».