La premessa è che "si è enfatizzato" uno scontro istituzionale e costituzionale tra il Governo e il Quirinale. Ma l'affondo lascia il segno: per Silvio Berlusconi, infatti, la lettera di Giorgio Napolitano "a nostro avviso trascurava la verità su questo caso che è quella di una vita umana a rischio e che conteneva anche una implicazione grave di una eutanasia introdotto nel nostro ordinamento senza una disposizione di legge". Conversando a margine della sua visita a Cagliari, il premier torna dunque così a parlare del caso di Eluana Englaro e lo fa anche per ribadire che "purtroppo" l'avvio del protocollo che sospende l'alimentazione e l'idratazione della donna dimostra "che c'erano i requisiti di necessità e urgenza evidenti, assoluti e incontrovertibili" per intervenire con un decreto.
Parlando della lettera giunta nel corso del primo Consiglio dei ministri di ieri, Berlusconi, innanzitutto, ne smentisce il carattere di segretezza: "Non era affatto segreta. Era stata annunciata a tutti i ministri ed è stata letta pubblicamente in Consiglio". Una lettera, ha spiegato, "che era piena di contenuti con riferimenti a prassi e leggi" non ritenuti però sufficienti dal Governo. "Abbiamo ritenuto quindi - ha spiegato Berlusconi - che rientrasse nella responsabilità del Consiglio dei ministri questo provvedimento. Che poi si voglia fare della contrapposizione o vedere in questo gesto una nostra volontà politica, garantisco che non è così: noi abbiamo fatto un intervento - ha concluso - soprattutto sulla base della nostra coscienza".