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 VIOLANTE PRIMA CONFESSA DI VERGOGNASRSI DI ESSERE STATO COMUNISTA E POI CI RIPENSA Data: 12/02/2009
Appertiene alla sezione: [ Il commento del giorno ]
Di solito l'uovo di giornata è un articolo urticante, indirizzato - sempre sul filo dell'ironia e del sarcasmo - contro questo o quel protagonista del dibattito pubblico per additarne le contraddizioni o per polemizzare con idee che ci paiono sbagliate. Questa volta invece l'uovo vorremmo utlizzarlo in segno di apprezzamento.

Lo dedichiamo infatti a Luciano Violante che oggi sul Riformista ha scritto un bell'articolo dal titolo coraggioso e onesto: "Mi vergogno di essere stato comunista". L'ex presidente della Camera, racconta di aver partecipato alla giornata del ricordo dedicata alla tragedia delle foibe e di aver vissuto un forte imbarazzo.

Scrive Violante: "Mi sono reso conto per la prima volta che la mia storia politica era stata dalla parte degli aggressori, di chi legava il fil di ferro ai polsi delle vittime prima di precipitarle, non dalla parte di chi aveva i polsi legati. Dalla parte di chi aveva violentato e non dalla parte di chi era stato violentato. (...) Perchè l'aver appartenuto al partito comunista e il sentirmi tutt'ora dentro quella rigorosa educazione politica e a quel complesso di valori civili e repubblicani, mi faceva sentire tra quegli assassini".

Difficile sentire parole così sincere e così laceranti da uno che è stato comunista e non rinnega il suo passato. Violante ha fatto uno sforzo di verità che non potevamo non segnalare e non applaudire. Perchè è con questo genere di contributi che si sanano le ferite che ancora tengono divisa l'Italia e gli italiani. E solo guardando nel fondo oscuro della propria memoria, da qualunque parte si sia militato, che si può ammettere l'oscurità della memoria dell'altro e riconciliarla con la propria. Nasce così e solo così la memoria condivisa.

Abbiamo dunque dato a Violante ciò che era di Violante. Siccome però questo è pur sempre l'uovo di giornata non possiamo rinuciare a due notazioni conclusive.

La prima riguarda il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel suo discorso di commemorazione della giornata delle Foibe ha tenuto a puntualizzare che: "La memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra". Ci permettiamo, sempre con il massimo rispetto, che forse non era l'occasione giusta per una simile precisazione. Quell'"innanzitutto" presidenziale, stona, sembra mettere capo ad una scala di valori o di disvalori che non aiuta e di cui si poteva fare a meno.

Violante lo ricordava proprio nel suo articolo e forse (ma solo forse) aveva in mente la precisazione di Napolitano quando scrive: "Ci sentiamo ancora oggi appartenenti a storie diverse perché queste classi dirigenti guardano poco al futuro e rinvangano continuamente il passato dell’altro per trovarvi argomenti di divisione, come se la storia dell’altro non riguardasse anche noi. E se io contrappongo a chi mi sbatte le foibe sul tavolo, i crimini di guerra di settori dell’esercito italiano nella ex-Jugoslavia, resteremo cittadini di due italie diverse".

P.S. Mentre scriviamo ci rendiamo conto che l’uovo di giornata può tranquillamente tornare alla sua originaria ispirazione. Dalle agenzie si apprende infatti che Luciano Violante ha deciso di interrompere la sua collaborazione con il Riformista a causa del titolo che è stato dato al suo articolo. Violante insomma nega di vergognarsi di essere stato comunista e “si indigna” con il direttore del giornale che gli avrebbe attribuito una simile infamia. Peccato, una buona occasione sprecata per risparmiare il lancio di un uovo.

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