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 SULLA COSTITUZIONE SI GRIDA AL LUPO, editoriale di Maurizio Belpietro Data: 16/02/2009
Appertiene alla sezione: [ Opinione ]
Le ossessioni senili spesso trovano alimento in episodi che sono accaduti in gioventù e che la fissazione non di rado ingigantisce. Un meccanismo cui non sfugge Eugenio Scalfari, il quale cominciò la sua carriera denunciando un presunto colpo di stato da parte di un ex comandante dei carabinieri e oggi la prosegue, superata la soglia degli 80 anni, paventando l’instaurazione di una dittatura. L’ex direttore della Repubblica intravede gli stessi fantasmi del passato e sulle pagine del giornale da lui fondato denuncia un presunto golpe tentato da Silvio Berlusconi.

Il decreto per vietare l’interruzione dell’alimentazione artificiale a Eluana Englaro, e le conseguenti polemiche con Giorgio Napolitano, al celebrato giornalista evocano addirittura “preoccupanti analogie” con gli atti di Benito Mussolini. Secondo Scalfari il presidente del Consiglio avrebbe approfittato, con spregiudicatezza, di un caso che segna le coscienze pur di raggiungere il suo vero obiettivo, ossia “dare una spallata all’odiato stato di diritto e alla divisione dei poteri così inutilmente ingombrante”. La colpa del premier sarebbe quella di aver preteso un decreto per salvare la vita di Eluana e, una volta stoppato dal capo dello Stato, di essersi lamentato per la mancanza di incisività e rapidità di decisione di cui soffrono i governi a causa della Costituzione, arrivando a propugnarne la modifica. Vediamo se è possibile tranquillizzare l’ex direttore. Che un premier pretenda di governare con tempestività non dovrebbe far temere la tirannide, semmai sperare nell’efficienza. In sessant’anni molti governi scelsero di agire per decreto, senza minare le fondamenta della democrazia. Ne ricordo uno che evitò i danni provocati da una decisione della magistratura, come nel caso Englaro: quello di Bettino Craxi, che con un decreto riaccese le televisioni di Berlusconi, spente da due pretori. Il provvedimento fu controfirmato dal presidente della Repubblica dell’epoca, che non lo ritenne né incostituzionale né eversivo, nonostante correggesse una sentenza.
Sapete chi era quel capo dello Stato? Sandro Pertini. Sì, l’ex membro del Comitato di liberazione nazionale, uno che il fascismo (quello vero) lo aveva provato sulla propria pelle, anche in carcere. Scalfari se la prende con il capo del governo perché critica la Costituzione (”fu votata dai filosovietici”) e medita di cambiarla per dare più potere all’esecutivo. A parte che, da Alcide De Gasperi in poi, tutti i presidenti del Consiglio si sono lamentati della poca autonomia dei governi che hanno presieduto, dire che la Costituzione risente degli influssi comunisti non è né un attentato alla democrazia né una sciocchezza: è un’ovvietà. Fu Piero Calamandrei, altro antifascista vero (che a differenza di Scalfari non scrisse mai su Roma fascista), a dire che “per compensare le forze di sinistra di una rivoluzione mancata, le forze di destra non si opposero a una rivoluzione promessa”.

E Benedetto Croce in Parlamento accusò Dc, Pci e Psi di distorsione della vera gerarchia, per aver dato vita a una Costituzione che metteva i partiti “al di sopra dello spirito umano”. Del resto tutti sanno che la Carta costituente fu il frutto di un compromesso fra il solidarismo cattolico e il radicalismo socialcomunista. Giuseppe Mammarella, storico certo non di destra, scrisse che “la Costituzione italiana (…) è orientata a sinistra”; Mario Paggi, fondatore del Partito d’azione, aggiunse che la Costituzione somigliava “a un fragile tessuto fatto di rattoppi cattolici da un lato e marxisti dall’altro, con un qualche malinconico residuo di liberalismo che ha perfino pudore della parola libertà”. E secondo Indro Montanelli la Costituzione non dà potere ai governi perché “il Pci pensò che una democrazia debole era una democrazia facilmente infiltrabile e rovesciabile”.

Basterà tutto ciò a calmare le ossessioni del fondatore della Repubblica? Non lo so. Ma so che a forza di parlare di attentato alla democrazia l’unico attentato di cui non ci si è occupati è quello alla vita. Di Eluana e dei tanti che sono indifesi come lei.

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