Archiviate le dimissioni di Veltroni il Pd è in fibrillazione. Si deve decidere in tempi rapidi il nome del traghettatore. Colui che dovrà guidare il partito nella fase di transizione, fino al prossimo congresso, che ragionevolmente non potrà tenersi prima dell'estate, o al più tardi in autunno. Nel frattempo, intanto, c'è da impostare una campagna elettorale per le europee di giugno. E ci sono anche le amministrative da organizzare. Insomma, non si può stare con le mani in mano a disquisire di massimi sistemi. Il vice segretario Franceschini potrebbe restare in sella come "reggente" per garantire un minimo di continuità. Ma il partito è diviso. Bettini preferirebbe un congresso straordinario in tempi rapidi. Veltroni avverte i suoi fedelissimi: se si fa ora vince Bersani, non ha rivali. E in effetti è così. Per la "ragion di Stato" lo scontro dovrebbe essere rinviato. Lo fa pensare la strategia illustrata da D'Alema: "Sosterrò Franceschini, che altro devo fare? Ma per la vera scelta del nuovo leader si dovranno fare le primarie".
Parisi: primarie subito "La prima regola del partito democratico è l’articolo 1 che è scritto nel nome partito democratico: qui si vede tutto, tranne che la democrazia". Lo dice Arturo Parisi a Radio3 che spiega come, a suo parere, la strada da percorrere sia quella delle primarie subito. "Ieri notte -aggiunge- ho visto le agenzie prima di andare a letto che annunciavano per voce del portavoce che tutto era stato deciso. Ancora una volta l’assemblea convocata per sabato era chiamata a ratificare, immagino con un applauso, una decisione che era stata già presa in qualche luogo perduto. Non è esattamente il tipo di partito che abbiamo venduto, non è il tipo di partito di cui abbiamo bisogno".
Prodi: seguo con il cuore "Non seguo con distacco, sarebbe impossibile. Seguo con il cuore: ma col cuore e basta. La mia attenzione comincia e finisce lì". Lo dice Romano Prodi, in un’intervista a "La Stampa", evitando di commentare la situazione politica nel Pd. Il professore poi conferma di aver sentito Walter Veltroni: "L’ho chiamato io. Ma solo dopo che aveva ufficializzato la sua decisione".
Marini: niente scissione "Non vedo realistico lo scenario della scissione. Chi è oggi nel Pd si è bruciato i vascelli alle spalle. Semmai, il vero rischio è la deriva debole di un partito che, rispetto alle esigenze della società italiana, non riesce ad esprimere una proposta di sintesi all’altezza di ciò che serve al Paese". È quanto afferma Franco Marini in un’intervista al Corriere della sera.
Bindi: serve un congresso vero "Non tutte le responsabilità sono di Veltroni, non tutte del restante gruppo dirigente". Lo ha detto Rosy Bindi intervistata stamani al caffè di Rainews24. "Io penso - ha proseguito l’esponente del Pd - che la segreteria Veltroni sia partita con un vizio d’origine, che è quello di essere stato sostenuto da liste e componenti che avevano idee troppo diverse. La gravità della crisi - aggiunge la Bindi - richiederebbe non delle primarie ma un congresso vero. Ma davanti al rischio di fare un congresso finto, dominato dalla preoccupazione delle elezioni, meglio rimandare il confronto al giorno dopo le elezioni europee e amministrative".