L'elezione di Dario Franceschini non rivitalizza il Partito democratico che è ancora in calo nelle intenzioni di voto dopo la sconfitta alle regionali in Sardegna. Lo testimonia un sondaggio pubblicato dal quotidiano online Affaritaliani.it realizzato da Crespi Ricerche. Il Pd paga "in modo pesantissimo - sostiene Crespi - l’effetto del combinato disposto delle elezioni sarde" e il trauma causato dalle improvvise dimissioni di Walter Veltroni. Infatti il partito guidato ora da Dario Franceschini, si avvicina a quota 20%, ottenendo il 21,8%, perdendo quindi ben 4,5 punti, in parte avvantaggiando l’Idv di Antonio Di Pietro che ottiene l’8%. Di conseguenza è in crescita anche la Lista Pannella-Bonino che raggiunge il 2%. La coalizione teoricamente totalizza il 31,8%, ma tutta insieme non raggiunge il dato che il solo Pd ha ottenuto alle politiche.
Il centro destra fa il pieno Con il 53,5% la coalizione di centrodestra ottiene il maggiore consenso dalle elezioni politiche ad oggi. Il Pdl con il 42% raggiunge i suoi massimi storici, bene la Lega che si conferma al 10% e l’Mpa sostanzialmente stabile all’1,5%. La differenza tra i due schieramenti raggiunge il 21,7%. Bene l’Udc di Casini, che ottiene il suo massimo dopo le politiche con il 6,2%. Il Prc staziona al 2,5%, al palo i Comunisti Italiani con l’1,2%, 0,8% ai Verdi e l’1,5% al Partito Socialista. Per chiudere La Destra di Francesco Storace si attesta al 2%.
Capezzone: "Sondaggio choc" "Il Pd al 22%, cioè a livelli da incubo per Franceschini... eppure dalle parti del Nazareno non dovrebbero stupirsi: e non mi riferisco ai tragici errori di questi mesi, ma anche solo al tafazziano weekend d’esordio del neosegretario", commenta il portavoce di Fi, Daniele Capezzone. "Non si tratta solo dell’ormai parossistico livore antiberlusconiano che trasuda da ogni battuta televisiva di Franceschini, ma anche della scelta di tempo, del contesto" in cui questo biglietto da visita viene presentato. Sono i giorni in cui la crisi mondiale si fa più minacciosa, in cui i grandi del mondo immaginano soluzioni difficili e rischiose, in cui - dispiacerà alla vecchia sinistra italiana - Silvio Berlusconi siede ascoltato e rispettato in quei consessi, riscuotendo anche il plauso della stampa internazionale". "E il Pd che fa? Propone qualcosa? Fa intravvedere una strategia, un’analisi, uno straccio di risposta? Nulla di nulla: solo una litania biascicata e cacofonica sull’autoritarismo e sulla perfidia di Berlusconi. Questa drammatica inadeguatezza rispetto alla crisi mondiale e questa distanza dal sentire comune di tanti cittadini -conclude Capezzone- sembrano ormai un fatto sempre più consolidato. Non si vede come il Pd possa (e voglia) tentare di smentirlo".