651.0000 posti di lavoro persi, dall’azienda America.
Dove, ora, il tasso di disoccupazione si è spinto all’8,1%. Cifra “sbalorditive”, come ha detto il presidente americano Barack Obama. Dall’inizio della recessione nel dicembre 2007 gli Usa hanno perso complessivamente 4,4 milioni di occupati, di cui più della metà negli ultimi 4 mesi.
Il tasso di disoccupazione all’8,1%, nel mese di febbraio, sui livelli più alti dal 1983, con il mercato del lavoro che ha perso 651 mila posti. Entrambe le cifre sono peggiori delle attese degli analisti e il rapporto del Dipartimento del Lavoro mostra che gli americani continuano ad essere travolti da un’ondata di licenziamenti. La perdita netta registrata in febbraio, infatti, giunge dopo una dato che è stato persino peggiore nei due mesi precedenti, con una perdita di 681 mila posti a dicembre e 655 mila a gennaio. Con la recessione che sta compromettendo vendite e profitti, le aziende stanno apportando tagli al personale a un ritmo preoccupante, cercando altri sistemi per abbassare i costi, come ad esempio riducendo le ore lavorative, congelando gli stipendi o abbassando l’ammontare dei soldi in busta paga. Anche gli altri paesi hanno i loro problemi economici e questo si riflette sulle spese dei clienti, sia statunitensi che all’estero, sempre meno spinti a mettere mano al portafogli.
Quanto ai salari medi orari, sempre a febbraio sono aumentati dello 0,2% rispetto a gennaio e del 3,6% rispetto a un anno prima. Per il terzo mese consecutivo, ricorda l’agenzia Bloomberg, l’economia americana ha perso più di 600mila posti di lavoro. Secondo i dati rivisti dal Dipartimento per il Lavoro, nei due mesi precedenti sono stati persi 161mila posti in più di quelli quantificati in precedenza. Il crollo del numero di buste paga a gennaio è stato infatti rivisto al rialzo, da 598 a 655mila, mentre quello di dicembre passa da 577 a 681mila, ovvero il maggior calo dall’ottobre del 1949.
Dall’inizio della recessione, a dicembre 2007, l’economia statunitense ha perso l’impressionante cifra di 4,4 milioni di posti di lavoro, più della metà dei quali negli ultimi quattro mesi. I datori di lavoro sono sempre più restii ad assumere, il tasso di disoccupazione è pertanto salito ancora, all’8,1% dal 7,6% di gennaio. Si tratta del livello più alto da dicembre 1983, quando si attestò all’8,3%. Il numero di disoccupati è così salito a 12,5 milioni. Il numero di persone costrette a lavorare part time per “motivi di tipo economico” è cresciuto di 787 mila unità a 8,6 milioni. Si tratta di persone che vorrebbero lavorare full time e che invece si sono viste ridurre le ore lavorative oppure che non sono riuscite a trovare un lavoro a tempo pieno. Nel frattempo a febbraio la settimana lavorativa si è attestata in media a 33,3 ore, eguagliando il minimo record stabilito a dicembre.
La crisi del mercato del lavoro riguarda quasi tutti i settori. Le società di costruzioni hanno tagliato 104 mila posti. Le fabbriche hanno lasciato a casa 168 mila persone. Le società di vendite al dettaglio hanno ridotto il personale di quasi 40 mila unità. L’industria dei servizi aziendali e professionali ha perso 180 mila posti, di cui 78 mila nelle sole agenzie di lavoro interinale. Gli istituti finanziari hanno perso 44 mila dipendenti. Il settore del turismo e dell’intrattenimento ha visto una perdita di 33 mila posti. Le uniche aree risparmiate sono state quelle dei servizi all’istruzione e per la salute, come pure il settore governativo, i cui tassi di occupazione sono aumentati il mese scorso. La perdita di posti di lavoro, unita alla crisi immobiliare e alla perdita di benessere dei nuclei familiari, ha inevitabilmente costretto i consumatori a ridurre le spese, spingendo di conseguenza le aziende a ridurre la forza lavoro per risparmiare. È un ciclo vizioso nel quale tutti i problemi dell’economia si alimentano l’uno con l’atro, peggiorando la situazione, avvitando la spirale al ribasso.
“Abbiamo la responsabilità di agire ed è quello che faremo”, ha detto il presidente americano, Barack Obama, assicurando che “non ripeterà le stesse politiche che ci hanno portato in questa situazione”. Obama si è inoltre detto in “disaccordo” rispetto a coloro che sostengono che il governo sta assumendo un ruolo troppo grande. “Questo paese non ha mai risposto a una crisi facendo lo spettatore e sperando per il meglio”, ha affermato, spiegando come i dati sull’andamento dell’occupazione dimostrano come il governo debba continuare ad agire in modo “coraggioso” sull’economia.