"Il Pdl e’ una innovazione che per un verso deriva dalla imprevedibile discesa in campo di Berlusconi nel 1994 per ridare voce a tutta un’area politica e sociale di centro, anzi di centro-sinistra, che l’uso politico della giustizia aveva privato dei suoi partiti tradizionali: senza l’impegno politico di Berlusconi i post-comunisti, senza pagare il dazio di una revisione riformista,avrebbero conquistato il potere". Cosi’ si è espresso Fabrizio Cicchitto, presidente del gruppo del Pdl alla Camera, nell’intervento introduttivo all’assemblea congiunta dei deputati e dei senatori del Pdl. "Per altro verso Gianfranco Fini superava l’Msi e gli aspetti nostalgici della sua cultura e costruiva il partito della destra liberaldemocratica e nazionale. Cosi’ Berlusconi riusciva a coagulare un vasto schieramento di centro-destra, da Forza Italia, ad An alla Lega nord a formazioni politiche minori. Poi, con la manifestazione del 2 settembre 2006, con il discorso dal predellino, con l’intesa organica fra Berlusconi e Fini, con le liste uniche del Pdl che, insieme alla Lega nord, hanno vinto le elezione del 2008 si sono costruite le premesse attraverso il consenso popolare del partito unico del centro-destra, che si muove avendo altri due obbiettivi innovativi: il bipartitismo e il presidenzialismo.
Il Pdl ha anche un retroterra storico-culturale non indifferente: esso si fonda sugli eretici della prima repubblica: i cattolici sociali e anticomunisti come Forze nuove di Donat Cattin, come CL, come Forlani, i socialisti riformisti di Craxi, i liberali e i repubblicani, la destra nazionale. Oggi il Pdl fonde in se’, e per certi aspetti supera in una forma politica innovativa (il Pdl non e’ certo il partito dei nostalgici), cattolici e laici; e’ un partito non confessionale, che tiene conto di cio’ che afferma la Chiesa ma che su ogni tema decide sulla base delle proprie scelte autonome. Nella costruzione del nuovo partito partiamo da due forme-partito indubbiamente diverse. Dobbiamo costruirne una nuova. Il Pdl sara’ un partito presidenzialista, fondato sulla leadership di Berlusconi, secondo canoni del resto simili a molti partiti dell’occidente, e, nel contempo, sara’ un partito che avra’ le sue sedi di confronto e di dibattito, sara’ organizzato sul territorio, sara’ un partito interclassista e pluriculturale.
Il Pdl aderisce al Ppe e cio’ gli da’ anche un retroterra politico-culturale per affrontare l’attuale crisi finanziaria internazionale, che e’ anche segnata dalla crisi prima del dirigismo e dello statalismo, adesso del liberismo senza regole, della finanziarizzazione dell’economia, del mercatismo, come dice Tremonti. L’economia sociale di mercato ci insegna che non va gettato il bambino con l’acqua sporca: occorre ricostruire un mercato fondato sulle industrie private manifatturiere, con regole precise, con mezzi economici dedicati alla solidarieta’ nei confronti dei poveri e degli emarginati. Di conseguenza sosteniamo il governo Berlusconi che finora ha fatto le scelte essenziali: ha messo sotto controllo la spesa pubblica, anche per evitare sorprese al momento della emissione di nuovi titoli di stato, ha protetto le banche che pero’ sono impegnate a erogare credito alle imprese, e’ intervenuto a favore delle imprese e dei redditi piu’ bassi, ha rafforzato gli ammortizzatori sociali e adesso punta a rilanciare l’economia con le grandi infrastrutture, l’edilizia pubblica, con la ristrutturazione dell’edilizia privata. Purtroppo il Pd,con Franceschini, pensa di tamponare la sua crisi facendo una sorta di cartello dei ’No’, ma per far quello era piu’ bravo il vecchio Pci. Ci auguriamo un ripensamento di fondo del quale, allo stato, non si vedono i segni".