di Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
Voli privati in elicottero mai pagati, speculazioni edilizie con annessi condoni, bollette del telefono «omaggio» per il ministro. L’informativa dei carabinieri sull’inchiesta che vede l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio indagato per associazione per delinquere, corruzione e truffa, è decisamente poco lusinghiera nel descrivere quanto sarebbe avvenuto al dicastero dell’Ambiente quando il leader Verde era ministro. Ad avviare l’indagine fu il pm potentino Henry John Woodcock ma il fascicolo, trasmesso al sostituto della procura di Roma Sergio Colaiocco è finito al Tribunale dei ministri. Che il marzo scorso ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della legge Boato (che limita l’uso di intercettazioni che vedono coinvolti parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare gli atti alla Corte costituzionale.
Le intercettazioni riguardano i componenti dello staff di Pecoraro Scanio e gli imprenditori indagati, su tutti il titolare dell’agenzia di viaggi Visetur, Mattia Fella. Ma non mancano le risposte imbarazzate di collaboratori dell’ex ministro, interrogati dal colonnello Sergio De Caprio (noto come «Ultimo» che, da capo del Crimor, arrestò nel 1993 Totò Riina) per rendere conto di quanto «ascoltato» spiando i telefoni. C’è l’ex segretario che mette nero su bianco la «nomea» dell’ex ministro, «che non mette mano facilmente al portafoglio». C’è il vecchio editore della rivista dei Verdi che spiega di aver pagato per anni la bolletta del cellulare al ministro, e il nuovo editore che ammette di aver rilevato l’onere, come «cortesia».
C’è soprattutto la storia, tutta da chiarire, del progetto di speculazione edilizia che, secondo gli inquirenti, Pecoraro Scanio e Fella avrebbero messo in piedi su un’amena collina con vista sul lago di Bolsena. Poco preoccupati, a detta dei carabinieri, del fatto che i terreni fossero agricoli, non edificabili, e ottimisti anzi di poter metter su un agriturismo di 30 stanze (con piscina ed eliporto) da far condonare come fosse un «annesso agricolo», un capanno per gli attrezzi. Poi ci sono i voli. «Usa l’elicottero pure per fa’ Napoli-Roma», si sfoga con un altro collaboratore il suo segretario. Raccontando agli inquirenti in che modo l’ex ministro aveva pensato di rimborsare, con incarichi e contratti di servizio, la Visetur di Fella che l’avrebbe scarrozzato – privatamente – in elicottero per un conto di 120mila euro. Un modo per aggirare la stretta sui voli di Stato, ma senza pagare di tasca propria.