di Peppino Caldarola, EX DIRETTORE DE l'Unità ed ex deputato dei DS
Il G8 si farà all’Aquila. L’annuncio clamoroso di Berlusconi ha stordito amici, avversari, le cancellerie di tutto il mondo e la stampa estera. Epifani, non è mai successo prima, si è detto d’accordo. Bersani, pur con le cautele sulla fattibilità, ha approvato, come ha fatto Franceschini. Bonanni è entusiasta. Sui siti dei maggiori giornali stranieri la notizia è rimbalzata immediatamente trovando consensi pressoché unanimi.
È un’impresa difficile, al limite dell’impossibilità, ma indubbiamente di grande valore. Immaginiamo solo l’effetto di rassicurazione che avrà sugli abruzzesi vedere i potenti della Terra riunirsi, e dibattere, nell’epicentro del terremoto. Dopo le lacrime e il dolore, una platea mondiale parlerà dell’Abruzzo apprezzandone il coraggio e valutando le ferite. È un colpo di teatro? Si potrebbe dire: «diavolo di un Berlusconi!». Forse nessuno al mondo è capace come lui di creare eventi. L’annuncio-shock sul G8 all’Aquila non sarebbe venuto in mente ad altri. La prudenza avrebbe spinto molti a lasciar correre. Forse qualche capo di Stato coraggioso avrebbe fatto una capatina in Abruzzo per solidarietà. Parole amichevoli, promesse di aiuti. Invece no, saranno tutti lì, con la gente nelle tende e negli alberghi, con tutta questa umanità sofferente a tifare perché i grandi della Terra raggiungano accordi utili per l’umanità. È del tutto evidente che bisognerà vedere come risolvere i problemi connessi con un impegno internazionale di questa portata.
Indubbiamente Berlusconi, attirando l’attenzione sull’Abruzzo, si è disincagliato anche dai rischi dello svolgimento del G8 in Sardegna. È difficile immaginare una calata dei no global, con il loro carico di protesta e di aggressività, mentre la gente d’Abruzzo sentirà scaldarsi l’anima per questa prova mondiale di solidarietà. Dal cilindro di Berlusconi ancora una volta è uscito il coniglio bianco lasciando a bocca aperta il pubblico. Berlusconiani e no, tutti riconoscono al Cavaliere una enorme capacità di comunicazione. Spesso per lui l’effetto-annuncio è più forte dell’evento che evoca. Spesso nella sua vita politica all’annuncio non sono seguite le realizzazioni.
La carriera di Berlusconi è ricca di promesse. Il tratto fondamentale del suo messaggio è sempre stato quello dell’«ottimismo del fare» fino alla semplificazione estrema dei problemi. Quando vinse le elezioni la prima volta, siamo nel lontano ’94, e poi ancora nel 2001, il programma berlusconiano prevedeva liberalizzazioni che poi non si sono viste. Tuttora il poliziotto di quartiere non si vede quasi da nessuna parte e pochi sono i militari per strada che dovrebbero vigilare per noi. Il famoso piano casa si è via via ridotto all’ampliamento delle seconde case.
L’annuncio di ieri, tuttavia, è un’altra cosa e consente un diverso ragionamento. Ci sono momenti nella vita pubblica, e nella vita di un Paese, in cui è necessario creare una sintonia fra quello che sei, quello che vuoi e quello che fai. Dopo il terremoto l’esigenza primaria è stata quella di soccorrere i terremotati, avviare un piano per la ricostruzione ma, soprattutto, ridare fiducia creando solidarietà. Le parole si sono sprecate, ma il premier scegliendo di andare quasi ogni giorno all’Aquila, convocando lì dapprima il Consiglio dei ministri poi addirittura il G8 ha scavalcato ogni strategia di solidarietà e di rassicurazione. Ha messo l’Abruzzo al centro della scena politica mondiale. Ha inoltre esposto anche il suo governo al giudizio internazionale. Capi di Stato e giornalisti (a centinaia) controlleranno come si vive nelle tendopoli e negli alberghi. L’opinione pubblica mondiale saprà di più sui disagi e sui soccorsi. È un bel rischio quello che si prende Berlusconi, assai più che una trasmissione di Santoro. Eppure ha deciso di correrlo. La scelta dell’Aquila consente anche di ragionare sul personaggio Berlusconi. Non sono un suo elettore, ma questa successione di colpi di scena (ricordate il Pdl fondato con l’annuncio sul predellino di una autovettura?) sconvolge positivamente non solo la comunicazione politica ma la politica in quanto tale.
L’immediatezza e la forza del messaggio sono, se così posso dire, una forma di democrazia. Poi la stampa controllerà, l’opposizione farà il suo lavoro, gli elettori valuteranno, ma afferrare il problema dal lato suo più complicato è una modernizzazione rilevante dell’agire politico. Si procede «per acta» e non per parole d’occasione. Sosteneva Eraclito che il destino dell’uomo è il suo carattere. Nel caso di Berlusconi, il suo carattere è ottimista e fantasioso. Anche un non berlusconiano deve ammetterlo.