ARTICOLO DI SANDRO BONDI, COORDINATORE NAZIONALE DI FORZA ITALIA
Se è vero, come è vero, che il Family day contiene in sé numerosi segnali laici e di nuova e rigorosa laicità, segnali per così dire umanistici e universali, allora va da sé che Forza Italia non potrà che essere presente a quest’evento. Invito, così, fin d’ora tutti i nostri militanti e simpatizzanti ad esserci, trovando un nuovo modo di essere, all’altezza dei desideri del nostro cuore. E’ un modo, questo, per contrastare la deriva nichilista e laicista della sinistra. Che i cattolici di sinistra non colgano questo dato è il segno di
una degenerazione intellettuale :la Bindi offende l’universo mondo cattolico, lei, cattolica fin troppo ostentatamente tale. Culturalmente, si capisce il perché; politicamente parlando, è un vero suicidio. Qual è la direzione di marcia del Family Day? "Cercate ancora", per citare un grande pensatore fuori dagli schemi, Claudio Napoleoni: questo dovrebbe essere il motto del nostro ritrovarci insieme, per la famiglia, e non contro qualcuno o qualcosa.
Sul piano della dialettica culturale e politica, devo dire che le critiche al Family day sono, utili: forniscono l’occasione per riaffermare le ragioni del gesto e il senso intimo e profondo di questa manifestazione di popolo. Ribadiamo che il Family day intende veicolare un messaggio civile, pubblico e laico, universalmente aperto a tutti coloro che concepiscono ancora la famiglia secondo il dettato della nostra Costituzione.
Non è un caso che molti intellettuali e politici dichiaratamente laici e agnostici, apprezzino un evento così caratterizzato, volto alla restituzione del senso originario dell’istituto naturale e sociale familiare. E’ ancora valido l’art. 29 della Costituzione? Occorre riprendere le fila di un discorso pubblico laico, anti-laicista, non confessionalistico e dunque fondato sulla Costituzione.
La sinistra costituisce comitati per la difesa della Costituzione - "nuovo vangelo laico della nazionale" secondo Violante -, con Dossetti in prima fila, e poi, quando si tocca la sua ideologia di riferimento, indicando proprio un articolo della Costituzione come leit
motiv a favore della realtà della famiglia, scatta la censura. Una contraddizione imbarazzante.
Ma questo è il contesto politico-culturale nel quale ci muoviamo: ne prendo atto e insistonella giusta misura politica e costituzionale della nostra adesione al family day. Perché risulta a dir poco erroneo e fuorviante il continuo e insistente equivoco che potremmo definire confessionalistico, frutto di un malinteso culturale da parte di una certa cultura radical-laicista. Ma non è in gioco l’adesione ad una certa confessione religiosa, la partita laica circa il destino della famiglia in una moderna Welfare society non si decide su base confessionalistica. Lo sfondo problematico è ben altro ed altri devono essere i criteri di lettura della realtà contemporanea. Quali?
In primo luogo, ci troviamo di fronte ad un’urgenza civile, sociale e culturale, legata alla realtà della famiglia. Si tratta della duplice problematica della strutturazione di una società e di un modus vivendi civile, che possa dirsi all’altezza dei bisogni e dei desideri costitutivi dell’uomo. L’agenda politica deve spostare le priorità dagli assetti politico-istituzionali a quelli antropologico-culturali. Questo è il nuovo punto di vista che occorre guadagnare pena la deriva del costruttivismo antropologico, cioè di un disegno di costruzione e determinazione dei bisogni e dei desideri dell’uomo a misura di un’ideologia e di un progetto politici, oppure della cultura dell’individualismo libertario fondata su una grammatica dei puri diritti. In secondo luogo facciamo un esperimento culturale e di lettura critica dei grandi testi della nostra civiltà. Se leggiamo Tocqueville, Weber, o il nostro Matteucci, recentemente scomparso, autori molto distanti per origini e periodizzazione storica, cogliamo nelle loro pagine la medesima lucidità sui fondamenti degli assetti sociali. A noi spetta il compito di rideclinare questo nucleo di consapevolezza storica e teorica in un progetto politico di ricollocazione della famiglia, come Welfare in miniatura.
Questa è la sfida di una società attiva. Allora, quando si straparla di confessionalismo e di ingerenza della gerarchia. Si fa solamente polemica: una battaglia di retroguardia, laicista e ideologica fino al midollo. In realtà, con il Family day, siamo in territorio laico.
L’asse teorico e culturale europeo verte su questa evidenza: la centralità della famiglia. Molti furenti laicisti di sinistra guardano al "bel sol dell’avvenire" del socialismo radical-libertario di Zapatero, ma è forse il caso di riconsiderare quella esperienza, visto che lo stesso Zapatero lo sta già facendo. Basta compulsare qualche quotidiano spagnolo e un po’ di rassegna stampa estera. Dappertutto, la famiglia sta tornando al centro, e vi ritorna anche occhieggiando alla dottrina sociale della Chiesa, che, con approccio moderno e avanzato, definisce la famiglia "la cellula originaria della società". Tutto senza dover abiurare a chissà quale precetto laico e soprattutto alla ragione, nemmeno alla "ragion politica". Il fatto è che la politica del XXI° secolo si regge - o cade- proprio su questi terreni cruciali, apparentemente pre-politici, ma di fatto intrisi di decisiva politicità. Il laicismo, essendo impastato di ideologia, non riesce a pensare il proprio tempo, mentre la Chiesa, questo Papa e la gerarchia ecclesiastica sì: non è colpa della Chiesa, ma responsabilità della minorità intellettuale di una subcultura, ormai sconfitta dappertutto e sopravvissuta a se stessa, grazie alle molte stampelle che si prestano a questo "soccorso rosso". D’altro canto, che il Family day sia così contrastato è, di fatto, il segnale di una tensione immanente alla società politica che la dice lunga su quanto di universale vi sia in questa testimonianza pubblica. Anche chi contrasta, non può non percepire il segno evangelico di contraddizione inscritto in
questo modo aperto e deciso di rendere ragione della verità. Contrastare il disegno politico di ricollocare la famiglia al centro della società, significa tradire le speranze e le esigenze di due terzi almeno dell’elettorato italiano, anche di centro-sinistra. La posta in gioco è ora chiaramente di fronte a noi: si tratta della nostra civiltà libera, liberale, democratica, autenticamente laica. Oggi che la società civile- così si dice - è in rotta di collisione con la politica, un’iniziativa così dovrebbe essere considerata una risorsa e un’occasione di riflessione comune.
L’antidoto migliore contro il prevalere delle stanche e asfittiche ideologie.