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 LA PROFESSORESSA E IL CACCIAVITE Data: 15/05/2007
Appertiene alla sezione: [ Il commento del giorno ]
Riprendiamo da Famiglia Cristiana n.19/07 questo articolo di Franca Zambonini dedicato alla insegnante che involontariamente provocò la famosa "Lettera ad una professoressa" di don Milani, recentemente scomparsa. L'autrice dell'articolo, che settimanalmete annota e commenta sulla rivista fatti di costume, coglie questa occasione per sottolineare la grave crisi che attraversa da decenni la scuola italiana e per dire che occorre ripristinare nella Scuola l'autorità e il valore degli insegnanti. Sono parole chiare e franche che offriamo all'attenzione dei nostri lettori.

" E' scomparsa la prof che bocciò due alunni di Barbiana e per questo divenne l'involontaria protagonista della Lettera di don Milani. Tra riforme, buoni propositi, pessimi influssi, la scuola di oggi si salverà solo se gli insegnanti non saranno lasciati soli.

«Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti». Così comincia Lettera a una professoressa, il libro che attaccò la "Cara signora" come simbolo di una scuola inadeguata, ma senza mai citarne il nome. Ho parlato da poco di don Milani e del suo celebre libro, ci ritorno su perché la professoressa del titolo è morta il 24 aprile scorso, a 85 anni.

Si chiamava Vera Spadoni Salvanti, insegnava all’Istituto Magistrale di Firenze quando le capitò di bocciare agli esami due ragazzi di Barbiana e per due volte di seguito. A essi, don Milani aveva insegnato l’astronomia ma non la sintassi, Gandhi invece dell’Eneide, programmi personali al posto di quelli ministeriali. Egli sapeva che la sua ricetta era inesportabile e lo aveva scritto in Esperienze pastorali: «Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola... Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola».

Don Lorenzo Milani. Con il suo libro Lettera a una professoressa contestò i metodi della scuola d'allora (foto Ferrari).
Don Lorenzo Milani. Con il suo libro Lettera a una professoressa
contestò i metodi della scuola d'allora (foto Ferrari).

Non si sa quanto la professoressa Spadoni abbia sofferto per la Lettera, divenuta subito un attacco clamoroso ai suoi sistemi di insegnamento e di selezione, comuni nella scuola dell’epoca. Certo è che non ha mai risposto, né in pubblico né in privato, preferendo la discrezione alle polemiche. Solo alla notizia della sua morte, le è arrivata una specie di assoluzione postuma. Ha dichiarato infatti Michele Gesualdi, uno degli ex allievi di Barbiana, presidente della Fondazione intitolata a don Milani: «La prof non aveva tutti i torti quando parlava di noi come ragazzi senza basi. Erano due modi diversi di intendere la scuola che si scontravano».

Saltiamo all’oggi, alla nostra scuola vituperata che ha sopportato una riforma dopo l’altra a seconda del ministro in carica. Da Berlinguer alla Moratti, per restare ai più recenti, ognuno ha fatto la sua. L’attuale in carica, Giuseppe Fioroni, si è limitato per ora a innalzare l’obbligo scolastico a 16 anni e a rendere più tosto l’esame di Stato che era diventato una barzelletta (ha protestato suo figlio che affronta adesso la maturità: «Ma, papà, non potevi aspettare l’anno prossimo?»). Ora a viale Trastevere, sede del ministero, usano il "metodo cacciavite", come curiosamente lo chiamano. Significa smontare pezzo per pezzo le parti della Legge Moratti che non condividono, per esempio il tutor, il portfolio, le materie opzionali, in attesa di sostituirle.

Intanto la scuola sta diventando un contenitore di tutto. Vi entrano i buoni propositi, per esempio come educare a una sana alimentazione, al Codice della strada, al sentimento europeo, al volontariato e così via. E anche i pessimi influssi di una società sbandata che pratica la sopraffazione come sistema di potere, e i giovani si adeguano con il bullismo; o la visibilità propagandata da una pessima televisione, e la risposta sono le miserabili bravate riprese dai telefonini e diffuse su Internet.

Altro che cacciavite, altro che cambiamenti pezzo per pezzo. La riforma delle riforme sarà quella che sosterrà anzitutto gli insegnanti, sempre più sotto pressione, sotto accusa, demotivati, lasciati soli in un lavoro che non è stato mai tanto gravoso. E restituirà la fiducia nel loro compito, la certezza delle regole da imporre ad alunni ribelli senza rischiare i richiami del preside o, peggio, le ritorsioni dei genitori. Lo diceva don Milani: non è importante come bisogna fare, ma come bisogna essere per poter fare scuola.
Franca Zambonini

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