In Campania è in corso uno dei più grandi disastri ambientali della sua storia. Con conseguenze di carattere economico, in primo luogo sul turismo, di carattere sociale e perfino sanitario.
Le montagne di rifiuti che sommergono Napoli e la Campania sono la prova del fallimento della sinistra che governa la Campania da oltre dieci anni e il monumento che Bassolino ha eretto a se stesso a futura memoria.
Nel frattempo, però, Bassolino è entrato nel comitato promotore del partito democratico come uno dei suoi massimi protagonisti. Questo fatto la dice lunga sulla natura del nuovo partito, che nasce come completamente disancorato dalla realtà e come uno sberleffo nei confronti dei sentimenti del Paese.
È nei confronti di questo modo di far politica che cresce il malcontento, la protesta e la sfiducia dei cittadini.
Ma la vicenda dei rifiuti in Campania è solo la spia di una crisi più profonda che si manifesta nel Sud d’Italia. Si tratta del fallimento catastrofico dell’esperimento di governo della sinistra più esaltato dai mezzi di comunicazione negli ultimi anni, nonostante tutte le prove in contrario. La leggenda di Bassolino come protagonista della rinascita di Napoli e della Campania naufraga sotto il lezzo delle cataste di rifiuti e della diossina liberata dei cassonetti incendiati.
Ma l’emergenza di Napoli e di molte altre regioni del Sud, come la Calabria, non si affronta con le terapie tradizionali. Bassolino avrebbe già dovuto dimettersi spontaneamente, ma la situazione è così grave che richiederebbe un governo di emergenza istituzionale per essere adeguatamente affrontata, chiamando a raccolta le energie più vive e sane della Campania.
Se questo non avverrà la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente, al di là di qualche rimedio dell’emergenza grazie soprattutto alle fatiche di Bertolaso, stretto però sempre più tra l’incapacità del governo regionale di Bassolino e le posizioni irresponsabili di Pecorario Scanio.