PANSA LASCIA LA SINISTRA
Giampaolo Pansa, per decenni icona del giornalismo italiano di sinistra, lascia la sinistra. Lo ha dichiarato lo stesso Pansa in una intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della Sera. La notizia travalica la cronaca non solo per l’autorevolezza del personaggio, ma anche per le motivazioni della decisione del giornalista, autore di numerosi saggi sulla politica e, recentemente, sulla storia recente del nostro Paese, cioè la ricostruzione degli avvenimenti che seguirono la fine della guerra civile nel 1945. Pansa ha prima scritto Il sangue dei Vinti e poi La grande bugia. Entrambi hanno cercato di fare giustizia del luogo comune, o della vulgata corrente che dir si voglia, secondo cui solo una parte, cioè quella dei vinti, cioè dei repubblichini di Salò, si sarebbe macchiata di delitti e orrori durante e dopo la guerra civile che insanguinò l’Italia del Nord tra il 1943 e il 1945. Che ciò non fosse la verità lo avevano documentato molte iniziative editoriali per lo più rimaste circoscritte nell’ambito degli ambienti neofascisti italiani, rese inaccessibili ai mass media dell’epoca, compreso le opere di Giorgio Pisanò, ex repubblichino, giornalista coraggioso, senatore missino, editore e direttore di Candido, il settimanale fondato da Giovanni Guareschi. Questa seconda verità era rimasta sepolta e sconosciuta ai più, soprattutto alle giovani generazioni a cui si è lasciato credere che tutti i buoni stavano da una parte e tutti i cattivi stavano dall’altra. Sinchè non ci si è messo Pansa che con le sue ricerche storiche ha dimostrato il contrario. E alla decisione odierna di Pansa di lasciare la sinistra non è estranea la delusione e l’amarezza provocate nello scrittore, giornalista e storico dalle violente reazioni che tanta parte della sinistra ha avuto nei confronti delle sue opere, sino, talvolta, a impedirne con la forza la presentazione, come è accaduto soprattutto nelle cosiddette regioni rosse, e nel suo epicentro, il “triangolo della morte”, dove la fine della guerra fu l’occasione per vendette personali a chiusura di conti e controversie che nulla avevano a che vedere con la guerra, moklto con fatti personali. Chi ha letto i due libri di Pansa, come noi, che avevamo letto nel passato i libri di Pisanò, non può non provare profonda repulsione per una storiografia che ha trasformato in eroi squallidi assassini e delinquenti comuni e che ha giustificato con l’alibi dell’ideologia veri e propri massacri perpetrati a guerra finita nei confronti di tanti, e molti giovanissimi la cui unica colpa era stata quella di stare “dall’altra parte”. La decisione di Pansa, che ha 72 anni, e che non potrà essere accusato di farlo per interesse, sofferta come tutte le decisioni che mettono in discussione idee e convincimenti praticati tutta una vita, non mancherà di suscitare scalpore e discussioni. Da parte nostra, che l’abbiamo letto con rispetto quando era di sinistra,c’è l’apprezzamento per il coraggio di riconoscere il proprio errore. Non sono molti ad averlo.