Quattordici euro al mese per un mutuo da 100mila euro: questo l’incremento della rata cui dovranno fare fronte le famiglie indebitate a tasso variabile a seguito dell’aumento del costo del denaro, l’ottavo consecutivo in meno di due anni. Per effetto dell’ultima manovra il tasso di riferimento in area euro sale al 4%.
Se 14 euro non paiono una cifra destinata di per sé a dissestare un bilancio familiare, il discorso si fa diverso per chi il mutuo lo ha avviato tre- quattro anni fa, quando i tassi erano due punti sotto rispetto a quelli odierni. In questo caso infatti il conto diventa allarmante: su un finanziamento trentennale infatti le famiglie oggi si trovano a spendere oltre 170 euro in più rispetto alla rata originaria.
E a breve? A questi dati di per sé preoccupanti si aggiunge anche il fatto che la tendenza al rialzo dei tassi di Eurolandia non pare destinata a fermarsi a breve; lo scenario più accreditato è quello che vede altri due rialzi da 0,25 centesimi, che porterebbero, nel caso del mutuo trentennale sopra citato, un incremento di costi complessivo superiore a 200 euro.
Ridiscutere il mutuo. Di fronte a questa situazione molte famiglie stanno pensando di rinegoziare i termini del finanziamento con le banche con cui si sono indebitate. Ne vale la pena? Non sempre, perché comunque cambiare comporta dei costi non indifferenti. Per chi, tirando un po’ la cinghia, riesce a far fronte all’incremento della rata il comportamento migliore probabilmente è quello di aspettare tempi migliori. Bisogna infatti ricordare che nei mutui la quota di interessi decresce con il passare delle rate e quindi se anche i tassi rimanessero ai livelli attuali o anche se crescessero del mezzo punto ipotizzato nel tempo l’effetto si attutirebbe.
Cambiare. Chi invece non ce la fa proprio a pagare ha in pratica solo una strada aperta per abbassare la rata: cercare di allungare la durata del mutuo in corso, chiedendo prima alla propria banca se è disposta a effettuare la modifica e, nel caso questa possibilità fosse negata, cercando ci cambiare istituto, anche se l’operazione comporterà costi per la nuova istruttoria e per il passaggio dal notaio, necessario sia se si chiude il vecchio finanziamento per accenderne uno nuovo sia se si decida di approfittare delle disposizioni introdotte dalle liberalizzazioni bis di Bersani (legge 40/2007, art.8) che consentono la «surrogazione» del mutuo, cioè il passaggio da una banca all’altra senza la chiusura della vecchia ipoteca e l’accensione di una nuova.
Alternative. Rischiano di servire a poco soluzioni che, mantenendo intatta la durata del mutuo, prevedano invece il cambio della tipologia di finanziamento. Passare dal variabile al fisso in questo momento, per chi ha già un mutuo in corso, non ha un gran senso, dato che i tassi fissi sono sul mercato offerti ancora a mezzo punto sopra rispetto ai variabili (ma la situazione nelle prossime settimane potrebbe cambiare) mente cambiare un variabile per un altro variabile può essere preso in considerazione si vengono offerte condizioni nettamente più favorevoli di quelle sottoscritte a suo tempo del debitore.
Gino Pagliuca