Gli ultimi giorni di Pompei
Sui quotidiani più di un commentatore evoca gli ultimi giorni di Pompei. Non come un’icastica immagine giornalistica ma come un profondo sentimento che viene dalle viscere dell’Unione. Il cerchio si sta chiudendo: troppi veleni, troppe contrapposizioni, troppe battaglie asimmetriche tra leader che appaiono come piccoli feudatari all’interno di quella che non è mai stata una coalizione.
Le reazioni dei dalemiani alla pubblicazione di documenti che indicherebbero conti segreti del Ministro degli Esteri in Brasile, è la prova provata che siamo davvero ad un passo dalla fine: di questo governo, nonostante la nottata appena passata in Senato, e di una fallimentare stagione politica, quella del centrosinistra. E dimostrano, ancor di più, come il voto che ha salvato Prodi sia stato più una reazione istintiva di autoconservazione che un attestato di stima verso un governo ed un presidente del Consiglio che, soprattutto dai diessini, viene visto ormai delegittimato.
Dunque i presunti conti segreti di D’Alema, che risalirebbero all’epoca della scalata di Colaninno a Telecom, hanno avvelenato la giornata dei diessini, soprattutto dei colonnelli del Ministro che nemmeno il voto serale del Senato ha potuto far sorridere.
I dalemiani sospettano che dietro le anticipazioni giornalistiche definite “spazzatura” ci siano i dirimpettai della Margherita che non hanno mai visto di buon occhio il prestigio di cui D’Alema, unico nel centrosinistra, gode nell’altra parte del Parlamento. Insomma, una manovra, spiegano, che non vede estranei né Rutelli, sempre più preoccupato di ritagliarsi uno spazio adeguato nel Pd, né Prodi, terrorizzato dall’idea che un governo di larghe intese, architettato proprio dal ministro degli Esteri, lo vedrebbe di fatto pensionato. Questi pensieri cupi e neri passano nella testa dei colonnelli del presidente della Quercia.
Peppino Caldarola, uscito dai Ds poco tempo fa e grande amico di D’Alema, navigato conoscitore della politica, spiega al Corriere: “Per fermare la deriva del ’92 servirebbe uno spirito garantista. Bisogna però ridare autorevolezza alla politica e l’unico modo è che maggioranza ed opposizione agiscano all’unisono. L’unica via d’uscita è un governo di larghe intese”.
E poi, lapidario, il giudizio netto ed inequivocabile: “Il centrosinistra ormai è finito”. Questa è l’atmosfera che si respira in questi giorni nella maggioranza. Una lotta totale di tutti contro tutti con veleni che fiaccano resistenze ed insinuano dubbi pesanti. Ecco perché la compattezza ritrovata ieri sera non lascia spazio a nessuna euforia, ma anzi allunga e aggrava l’agonia di una coalizione allo sbando.