Cresce l'evasione. E le tasse per chi le paga - I numeri elaborati dalla Agenzia delle Entrate smentiscono le smargiassate di Visco e compagni su un presunto successo del govenro PRODI nella lotta alla evasione fiscale.

In Italia l’evasione fiscale ha raggiunto livelli allarmanti. Ogni anno almeno 270 miliardi sfuggono all’Iva. E cresce il peso retributivo sulle spalle di chi le tasse le paga

I cittadini che si sentono sempre più stritolati dalle tasse trovano oggi dei dati a sostegno delle loro percezioni. Lo studio sulle basi imponibili Iva per il perido 1980-2004 diffuso dall’ Agenzia dell’entrate lascia pochi dubbi. L’ammontare del Iva evasa è passato dai 7.993 milioni del 1982 ai 43.225 milioni di euro del 2004, il valore di una Finanziaria. In cifre assolute gli evasori sottraggono al Fisco 270 miliardi l'anno. Un sommerso che, sottolinea l'Eurispes, equivale ai PIL di Finlandia (167 miliardi), Portogallo (155 miliardi), Romania (97 miliardi) e Ungheria (89 miliardi) messi insieme.Con conseguenze dirette per le tasche dei cittadini onesti, che vendono sfumare in tasse metà del loro reddito.
Un valore che stupisce. E allarma. Soprattutto se si considera l’ufficialità della fonte e la serietà dell’indagine svolta.
Ma guardiamo più approfonditamente alle modalità d’indagine e ai suoi risultati.

L’analisi dell’Agenzia delle entrate ha preso in considerazione numerosi indicatori.
Punto di partenza, le grandezze in grado di fotografare il comportamento dei “cittadini onesti” nei confronti dell’Iva.
Per ottenere tali dati sono state analizzate le dichiarazioni dei contribuenti e i flussi di finanza pubblica, posti poi in relazione coi più importanti aggregati di Contabilità Nazionale (elaborata dall’Istat) e di finanza pubblica.

Si è in tal modo arrivati a una stima della BIT, ovvero il valore delle transazioni che sarebbero colpite dal tributo se non esistesse il fenomeno dell’evasione, che sottratta alla base effettivamente dichiarata (BID), ha portato al valore della base non dichiarata (BIND).
Ottenuti questi indicatori, il calcolo dell’Iva evasa si riduce a pura aritmetica.
Passiamo all’effettiva pressione fiscale.
I dati forniti dall’Agenzia delle entrate permettono di delineare un quadro più attendibile di quello tracciato dall’indice usuale, espressione della pressione solo “apparente”.
In genere infatti per "pressione fiscale" s'intende il rapporto tra il gettito e il PIL, che include però anche il sommerso. Un valore "ideale" quindi che, proprio a causa dell'evasione, non rispecchia l'onere a carico dei cittadini che non nascondono un euro al Fisco.
La ricerca dell'Agenzia delle entrate invece contempla un indicatore che tiene conto del fenomeno dell’evasione: calcolando il rapporto tra entrate tributarie complessive e PIL al netto della base Iva non dichiarata, si arriva alla pressione fiscale effettiva. E si scopre in tal modo che il valore teorico del 41,42% del PIL si trasforma per i cittadini in una pressione fiscale reale che supera il 50%, con una forbice tra i due valori che viaggia infatti attorno ai 9-10 punti percentuali del Prodotto interno lordo.


Grandezze e misure dell'evasione per l'intero sistema economico
(milioni di euro)

Anni BIT BID BIND IVA evasa
1980 132.398 88.417 43.982 4.976
1985 277.803 179.868 97.935 12.721
1990 435.920 274.073 161.847 21.411
1995 557.872 374.756 183.116 25.911
2000 710.244 501.907 208.338 32.970
2004 818.403 548.301 270.101 43.225

Fonte: Agenzia delle entrate

Questi i dati del 2004. Tre anni dopo la situazione non sembra ancora migliorata. Secondo l’Eurispes, che ha realizzato uno studio sugli stipendi medi dei lavoratori dipendenti dell’industria e dei servizi, il “Belpaese” nel 2006 si trovava al penultimo posto in Europa quanto a salari: colpa dei pochi aumenti, delle tante tasse e dei contributi sociali da record.
Nel 2006 servivano 172 giorni di lavoro per pagare le tasse, uno di più del 2005. Il timore è che i dati relativi al 2007 non invertano la tendenza.