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 DA CALABRESI A SCALZONE Data: 18/01/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Proprio quando Milano,a distanza di 35 anni, si ricorda finalmente di rendere omaggio alla Memoria del commissario Luigi Calabresi, assassinato dal terrorismo rosso negli anni di piombo che insanguinarono l'Italia, dedicandoGli una targa ricordo, una sentenza liberatoria consente al latitante Oreste Scalzone, condannato per reati di banda armata, terrorismo e rapina, di ritornare in Italia, dalla Francia, dove è rimasto latitante per tutti questi anni, indisturbato o quasi. Peggiore coincidenza o peggiore contestualità di eventi non potevano ricorrere: da una parte il coraggioso servitore dello Stato, prima assassinato e poi vilipeso dalle bande armate che infestarono per molti anni il nostro Paese, dimenticato e solo ora ricordato e onorato; dall'altra, Scalzone che della Legge, di cui Calabresi è simbolo e martire, fu pervicace trasgressore a danno della comunità nazionale, rimasto impunito grazie ad una legislazione francese permissiva e tutoria, mai contestata dal nostro Paese, che potrà ritornare libero in Italia. Ciò perchè è scattata la prescrizione dei reati contestati e commessi da Scalzone il quale non ha sprecato fiato neppure a dichiararsi pentito dei danni arrecati, e non solo di quelli che si configurano come reati, ma anche e sopratutto di quelli provocati nella comunità, fra i giovani e i giovanissimi che allora furono irretiti dalle scorribande del terrorismo armato, e la cui formazione ha influito e tanto negativamente sulla crescita del nostro Paese. Non una parola di pentimento da parte di Scalzone, il quale anzi ha annunciato che tornerà in Italia per riprendere la "battaglia". Non stupisce questo linguaggio da parte di chi è rimasto impunito ed è consapevole che in questo strano Paese tutti si ha la memoria corta quando si tratta di perdonare il terrorismo rosso per i cui responsabili si invoca da sempre il cosiddetto "perdono" per poter chiudere così gli anni di piombo. E' ciò che ha detto il sottosegretario on. Cento, per nulla preoccupato di offendere non solo la Memoria di chi non c'è più, cioè le tante vittime del terrorismo, ma anche la sensibilità di chi c'è ancora, i partenti delle vittime, ai quali al più si consente talvolta di poter piangere su una lapide deposta a distanza di oltre tre decenni, come nel caso del commissario Calabresi. Nè meraviglierà nessuno se Scalzone sarà subito arruolato in qualche partito politico che lo porti alla prima occasione in Parlamento o sarà chiamato a fare da testimonial, come si dice ora, nelle tante trasmissioni RAI dove gli anni di piombo pare non siano mai finiti.

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