Oggi Il Sole 24 Ore apre un ulteriore squarcio di verità sull’affare Unipol-Bnl, pubblicando i verbali di interrogatorio di Fazio. Il quale racconta che il segretario dei ds Fassino, accompagnato da Bersani, bussò alla porta di Bankitalia per "chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Monte dei Paschi". L’incontro avvenne "nei primissimi mesi del 2005 o fine 2004": sei o più sette mesi prima delle celebri telefonate Consorte-Fassino ("allora abbiamo una banca?") e Consorte-D’Alema ("facci sognare").
E’ una verità che porta a "retrodatare" di alcuni mesi il possesso da parte dei vertici ds di notizie su quanto si stava preparando nel grande risiko bancario.
La grande massa di informazioni che, in questi giorni, dagli uffici giudiziari affluiscono a pioggia ai quotidiani rende difficile distinguere tra "veleni" e "verità". La nostra posizione garantista in tema di uso delle intercettazioni non è, a differenza di altri, a corrente alternata.
Ma non è neppure giusto che faccia da velo a un argomento che resta di attualità e che da sempre abbiamo denunciato: lo scandaloso intreccio tra affari e politica nelle Regioni rosse e a livello centrale.
Un problema che non è giudiziario, che resta di attualità e che non deve né può annegare nella grande "marmellata" mediatica che vorrebbe travolgere tutto e tutti.
E’ dunque corretto chiedere e chiedersi: è normale che il segretario di un partito politico varchi la soglia di Bankitalia per "informarsi" sulla fattibilità di una fusione bancaria? A quale titolo, in nome di chi e di cosa lo ha fatto?
Qui il "garantismo" (tra le altre cose non parliamo di una "intercettazione" telefonica) non c’entra nulla.
Qui si parla di opportunità politica.
Qui si parla per l’ennesima volta di quell’oscuro groviglio di interessi che, ad esempio, proprio ieri ha portato la presidente della Regione Umbria a varcare il portone della Procura di Perugia (dopo il sindaco e il presidente della potente coop Centritalia) per testimoniare su un doppio scandalo che ha portato in carcere un noto costruttore umbro.
Qui si parla di un governo che dal momento del suo insediamento si è distinto per una costante intromissione nel mondo degli affari: fusioni bancarie, affare Telecom, vicenda Autostrade-Abertis, pasticcio Alitalia.
Qui si parla della necessità di dare risposte in nome della trasparenza.
Qui si parla di politica. Il garantismo, ripetiamo, non c’entra.