di Filippo Facci
La Storia se ne frega delle nostre beghe di cronaca giudiziaria: le traversìe che accompagnano i tentativi di titolare alcune vie a Bettino Craxi, ormai da tempo, esprimono la contraddizione di un popolo che non riesce a fare i conti con se stesso, non la sua capacità o meno di saper leggere una fedina penale. La giunta Moratti, tempo fa, non approvò una targa dedicata a Craxi per distrazione: e ieri l'altro, per distrazione, la giunta Veltroni l'ha approvata. Destra e sinistra hanno votato trasversalmente in entrambi i casi, come pure trasversale (pidiessini e missini) fu la folla che assediò Craxi all'hotel Raphael: accade in un Paese dove negarono una via a Enzo Tortora e dove ancora litigano per piazza Almirante o per il teatro D'Annunzio, mente sopravvivono le formidabili via Lenin, via Vietnam, via Guevara e via Stalin. Sicché ieri, su l’Unità, Antonio Padellaro cercava di vellicare il lettorato più basso scrivendo che dedicare una strada a un latitante è una vergogna: una via no, mentre consacrare il latitante in pompa magna, alla Camera, come fecero nel gennaio scorso con cerimonia formale, invece va bene. A proposito: è assodato che Giulio Cesare prosperò grazie alle ruberie di Crasso, che facciamo?