Con il pasticciato, confuso, deleterio e totalmente inutile “accordo” sulle pensioni maturato dopo una notte di discussioni con sindacati, sinistra massimalista, sedicenti “pseudoriformisti” ormai diventati maestri nell’arte di snocciolare buoni propositi per poi rimangiarseli ogni volta che dovrebbero metterli in pratica, il governo Prodi non ha solo raggiunto il livello più basso della sua breve e disastrosa esistenza.
Se si trattasse solo di questo potremmo anche dedicargli il sarcasmo e la poca attenzione che si deve alle questioni poco serie. Invece, a questo punto, siamo di fronte a una vera e propria emergenza nazionale, perché in un colpo solo l’esecutivo di sinistra-centro, in cui il centro ormai è ridotto a spettatore quasi muto, è riuscito a dilapidare l’extragettito ricevuto gentilmente in dono grazie alle politiche economiche del governo Berlusconi. Lo ha buttato letteralmente al vento in “una tantum”, per un “progetto” di gestione della previdenza sociale destinato ad avere un impatto deleterio sull’avvenire delle nuove generazioni e concertato in maniera opposta a ciò che sta accadendo negli altri Paesi dell’Unione Europea. Mentre ovunque, infatti, si prende atto della realtà e si provvede con urgenza ad alzare l’età minima necessaria per ottenere la pensione d’anzianità (con una scelta ormai sempre più orientata a portare la soglia minima a 65 anni), da noi si sceglie di permettere che ciò accada a 58 (!!!) per poi, con un complesso pasticcio di difficile interpretazione, passare di anno in anno, lentamente, forse, fino a nuovo ricatto, a 62 (nel 2011? 2012? 2013?).
Questo copione dell’orrore, se non verrà bocciato come tutti ci dovremmo augurare dall’apposita Commissione Europea, rappresenta forse il punto di non ritorno, quel limite che non si può accettare che venga oltrepassato senza reagire con tutti i mezzi (ovviamente leciti e democratici) possibili per accelerare la definitiva eutanasia del governo Prodi. Cercando di coinvolgere e mobilitare, oltre ai cittadini comuni ormai esasperati, anche tutti quei rappresentanti dei mass media, delle istituzioni e della stessa coalizione di maggioranza non più disposti a reggere il gioco a un esecutivo impresentabile che di compromesso in compromesso, di rinvio in rinvio sta rottamando il nostro Paese e mandando al macero le nuove generazioni di cui Prodi si è tanto riempito la bocca in campagna elettorale.
Dobbiamo chiederci con raccapriccio e sincera preoccupazione: ora a chi toccherà? Alla Legge Biagi? E la prossima Finanziaria, che dovrà coprire buchi, sperperi e regali agli amici degli amici senza più poter contare su “Tesoretti” ereditati da altri, segnerà l’ennesima rapina fiscale nei confronti dei cittadini italiani e della piccole e medie imprese?
È giunto il tempo di lasciare da parte le remore e i tatticismi e di impegnarsi in un lavoro congiunto di protesta, opposizione ma anche di dialogo con i settori più ragionevoli del centro. In gioco non c’è più soltanto la sopravvivenza del governo o l’approdo a elezioni più che mai necessarie, ma la sopravvivenza stessa di un Paese che un Prodi ormai rottamato dalla sua stessa coalizione e il gemello neocomunista e irresponsabile Padoa-Schioppa stanno facendo precipitare in un baratro dal quale, se non si interviene immediatamente per fermarli, sarà veramente difficile uscire in futuro.