Contro il GIP Forleo, rea di aver chiesto al Parlamento l'autorizzaizone a usare le intercettazioni tra i protagonisti dello scandalo e alcuni parlamentari, tra cui i vertici dei DS, si è scatenato il finimondo. E in prima linea ci sono i diessini e il loro capo (ancora per poco) Fassino il quale, senza neppure il buon gusto di tacere visto che lui è fra gli indagati, trasuda sdegno da ogni parte e accusa la Forelo di sparare nel mucchio contro un partito di "gente per bene". Noi siamo garantisti, lo ribadiamo, e quindi siamo dell'avviso che prima di condannare bisogna avere le prove e che sino alla sentenza finale vige il principio della presunzione di innocenza. a questo principoio deve valere sempre e comunque. Non ci sembra che ciò accada sempre e sia accaduto nel passato. Certo Fassino non c'era tra quelli che dinanzi all'Hotel Raphael di Roma lanciarono le monetine contro CRAXI condannato a priori, senza processo, ma se pure non c'era non ci ricordiamo sdegnate dichiarazioni contro quelli che lo fecero, nè ci ricordiamo che egli abbia mai rivendicato er Craxi ciò che ora chiede (o pretende!) per sè. Così capita, secondo un antico adagio, il quale invita a "non sputare in aria perchè i cielo ti viene" . Ora che nella tritacarne della gogna mediatica ci sono finiti loro, i diessini, i postocomunisti che della passata stagione giustizialista sono stati gli unici 8insieme ai postiofascisti) a trarre vantaggi, ora fanno scendere in campo i panzedivision della difesa ad oltranza dell'onestà a denominmazione controllata che carratterizzerebbe appunto loro e loro soltanto. Forse è vero che D'alema e Fassino non hanno commesso reati e forse è vero che come i tifosi della curva nord si sono soloscaldati e spellate le mani per applaudire i furbetti che facevano gli affari, ma a dirlo deve essere la MAGISTRATURA e perchè la Magistratura lo dica dve poter lavorare senza che nessuno intralci il suo lavoro, magari con qualche dichiarazione di troppo e qualche richiesta di troppo. Altrimenti rimarrebbe il dubbio e il dubbio è peggio della condanna.
