A parte l’inveterata abitudine di D’Alema di accorgersi che la civiltà del diritto in Italia è in pericolo solo le rare volte in cui la magistratura mette il naso negli affari della sinistra, l’intervista rilasciata oggi a la Repubblica è una nuova dimostrazione di protervia e di indisponibilità a gettare ponti di alcun tipo verso l’opposizione. L’elenco dei meriti attribuiti al governo Prodi è degno dei canoni dell’indrottinamento leninista: "In un anno abbiamo arginato il tracollo dei conti pubblici, abbiamo aumentato il tasso di crescita del Paese, abbiamo riportato l’inflazione sotto la media Ue, abbiamo raggiunto risultati importanti in materia ambientale, abbiamo varato misure di giustizia sociale. Adesso è arrivata anche questa riforma delle pensioni, che riporta in equilibrio i conti della previdenza, raggiunge a regime gli stessi obiettivi della Maroni, ma con gradualità".
E non basta: a questa raffica di imbarazzanti autoelogi D’Alema ha fatto seguire una serie di attacchi senza precedenti al centrodestra, affermando che il Polo "non ha titolo per parlare", perché avrebbe fatto solo finta di risolvere il problema delle pensioni, quello del contratto del pubblico impiego, e avrebbe - addirittura - finto di sbloccare la Tav, merito anche questo, invece, del governo dei Pecoraro Scanio e dei ministri comunisti Ferrero e Bianchi. Insomma: Berlusconi si sarebbe occupato della finzione, Prodi e D’Alema della realtà. Una serie di enormità talmente paradossali che lo stesso intervistatore si è sentito in dovere di mettere in dubbio questi toni trionfalistici e, soprattutto, questo autentico repertorio di mistificazioni e di disinformazione.
Di fronte a un atteggiamento così arrogante e provocatorio, c’è da chiedersi se sia valsa la pena per Forza Italia, una volta che dagli uffici giudiziari di Milano è partita un’insidiosa offensiva contro i vertici diessini, dimostrare tanta solerzia nello scendere in campo in loro difesa.
Siamo garantisti, ma "est modus in rebus": le carte le ha in mano il giudice, ed è legittima la richiesta al Parlamento di poter farne l’uso che vuole. Il popolo della libertà è pronto a scendere in piazza, ma intanto il governo continua a non cadere, ed è il momento meno opportuno di lanciare segnali di disgelo a questa sinistra arrogante e ai suoi padroni diessini.