In un’intervista al Figaro, in piena campagna elettorale, Nicolas Sarkozy disse: «In fondo, ho fatto mia l’analisi di Gramsci: il potere si guadagna con le idee. È la prima volta che un uomo di Destra affronta quella battaglia».

Così commenta Esprit, dopo la vittoria di Sarkozy nella corsa all’Eliseo: «Il riferimento a Gramsci si spiega (…) con la capacità di imporre agli avversari i termini del dibattito politico, obbligandoli a definire le proprie strategie in rapporto a quei termini. (…) Prima le rappresentazioni della realtà e i valori in gioco, e poi il potere propriamente detto. La strategia sarà dunque culturale e ideologica, e la tattica puro politicantismo».

È possibile estendere anche all’Italia questo curioso riferimento? C’è stata senza dubbio nella nostra storia politica un’egemonia culturale della Sinistra, favorita dal fatto che, partita appunto da Antonio Gramsci nelle sue meditazioni dal carcere, non ha dovuto sperimentarsi in concreto al potere, dove per fortuna del Paese non è mai arrivata da sola.

Andrea Riccardi, fondatore di Sant Egidio.
Andrea Riccardi, fondatore di Sant Egidio (foto AP/La Presse).

Quanto alla Destra, storicamente la sua egemonia culturale è durata vent’anni col fascismo; ma quanto ne è rimasto? Essa era fondata sullo Stato e sulla Nazione. Oggi lo Stato in Italia è un’entità culturalmente ignorata, se persino un’istituzione come la magistratura minaccia di scioperare contro il Parlamento che legifera sull’ordinamento giudiziario. Quanto all’idea di Nazione, è a Destra che convivono due partiti, Alleanza nazionale e Lega Nord, che dell’argomento hanno una visione diametralmente opposta.

Ma il paradosso vero è a Sinistra, dove quella egemonia culturale di tanto in tanto reclama la propria sopravvivenza, se non altro in molti giornali, libri e dibattiti.

Intanto, la Sinistra è divisa in due: quella riformista (a sua volta spaccata in due: i riformisti "volonterosi" e quelli impegnati nel Governo più in difficoltà che si ricordi negli ultimi decenni) e quella "alternativa", cioè Rifondazione e Pdci, più antagonisti di varia natura e ispirazione. Si dà il caso che a entrambe le Sinistre manchi oggi una cultura politica simile a quella che Sarkozy ed Esprit riferiscono a Gramsci, cioè in grado di rappresentare la realtà del mondo globalizzato e indicare come battersi efficacemente per tutelare certi valori ancora degni di essere difesi, come la giustizia sociale, dopo che il "comunismo realizzato" ha fatto fallimento.

In Italia resta aperta, invece, una questione cattolica che possiamo sintetizzare così: dopo la fine della Dc esiste ancora una possibilità di influenza dei cattolici in politica, mentre quel po’ che ne resta è diviso in un Centrodestra senza identità che non sia il puro e semplice "berlusconismo", e in un Centrosinistra che si avvia a coagularsi e "contaminarsi" nel Partito democratico a maggioranza postcomunista?

La domanda è drammatica. Il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, ha detto: «Lo scivolamento del popolo cattolico verso il berlusconismo è anche il frutto dell’incapacità di intercettare le sue domande da parte del Centrosinistra». Lo storico Alberto Monticone, antico presidente di Azione cattolica, pensa che «il Paese non è realmente spaccato in due parti pressoché uguali: esso è stanco e incolore, in attesa di una nuova stagione civile e sociale per la quale sarebbe pronto ad affidarsi a qualche capo, non importa se dell’uno o dell’altro schieramento».

In ottobre si celebrerà a Pistoia e a Pisa il Centenario delle settimane sociali dei cattolici italiani sul tema: "Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano". Purché non venga da troppo lontano e ormai troppo tardi. Beppe Del Colle (Editoriale del numero in edicola di Famiglia Cristiana).